Colombani, banche salve grazie ai lavoratori, sforzi vanno ripagati nel Ccnl

Il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani è stato invitato come ospite al Consiglio nazionale della Fabi, a Milano, ed ha partecipato ad una tavola rotonda insieme ai segretari generali Lando Maria Sileoni (Fabi), Giuliano Calcagni (Fisac Cgil), Massimo Masi (Uilca), Emilio Contrasto (Unisin) e al presidente del Comitato per gli affari sindacali e del lavoro dell’Associazione bancaria italiana, Salvatore Poloni.

Di fronte ad una platea attenta, nel suo intervento Colombani ha sottolineato il valore del Contratto collettivo nazionale di lavoro dei bancari, attualmente oggetto di trattativa tra i sindacati e l’Abi, correlandone alcuni temi, tra cui la gestione dell’innovazione tecnologica e la rivendicazione salariale, agli articoli della Costituzione della Repubblica italiana. Questo il suo intervento:

“Per gestire il cambiamento abbiamo immaginato un modello partecipativo. L’articolo 46 della Costituzione dice che ai fini dell’elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a partecipare alla gestione delle imprese. Quando parliamo di cabina di regia sulla digitalizzazione ci immaginiamo il primo livello negoziale, ossia quello nazionale, come un livello di negoziazione dinamico. Non possiamo lasciare la cosiddetta rivoluzione digitale in mano ai gruppi bancari ma dobbiamo gestirla centralmente. In tal senso la cabina di regia rappresenta la centralità del contratto di lavoro e ci consente di gestire il cambiamento.

Lo studio di First Cisl che abbiamo appena pubblicato in merito alla digitalizzazione e alle ricadute occupazionali illustra come oggi gli utilizzatori di internet banking in Italia ammontino al 34% della popolazione rispetto, ad esempio, al 63% dei francesi. Analizzando le fasce d’età notiamo che tra i 55 e i 74 anni solo il 22% utilizza il digital banking; degli ultra 75enni solo il 3% lo utilizza. Ma il risparmio è detenuto maggiormente dagli ultra 65enni. Numeri questi che mostrano come il cambiamento possa essere gestito.

L’articolo 36 della Costituzione dice che i lavoratori hanno diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del proprio lavoro. Di quantità del lavoro, vista la riduzione draconiana di personale a cui stiamo assistendo, ce n’è tantissima; tantissimo lavoro che dev’essere ripagato. Avanzando la rivendicazione salariale di 200 euro non ci siamo basati solo sull’inflazione attesa ma anche sul fatto che sono stati i lavoratori ad aver permesso al sistema bancario di uscire dalla crisi, mantenendo la clientela in un momento difficilissimo per il Paese. Questo sforzo dev’essere ripagato nel Contratto collettivo nazionale di lavoro.

L’articolo 36 della Costituzione parla anche di qualità del lavoro. I lavoratori bancari sono assillati dall’onere di dover osservare le leggi in modo spasmodico: antiriciclaggio (obbligo di segnalazione di operazioni sospette e adeguata verifica della clientela) e tutti i doveri che pone la MiFID II. Anche questo dev’essere ripagato ed è per questo che chiediamo alla controparte di togliere il tema degli inquadramenti, in quanto, per com’è posto, è offensivo della qualità della prestazione lavorativa. Non lo possiamo trattare solo da un punto di vista quantitativo di livelli retributivi, ma è necessario affrontarlo anche da un punto di vista qualitativo. Noi vogliamo un contratto forte, vogliamo una declaratoria nazionale forte”.