Procedono i lavori del progetto First Cisl finanziato dalla Commissione europea dal titolo: “Non-financial reporting directive (2014/95/EU): an opportunity to develop the participation and inclusion rights of people with disabilities and prevent the risk of social dumping. The crucial role of EWCs and Trade Unions”.
Lanciato a Bilbao il 3 aprile scorso, il progetto mira a trattare il tema della disabilità sul posto di lavoro con un approccio innovativo. First Cisl e i numerosi partner aderenti al progetto, tra cui Banca Etica, First Social Life e l’associazione Abili Oltre, ambiscono a innescare un processo di cambiamento culturale, per far sì che nelle aziende si consideri l’inclusione delle persone con disabilità non più come mero obbligo giuridico, ma come opportunità di gestione strategica.
Il punto di partenza è non considerare la ‘diversa abilità’ come un attributo statico e definitivo, ma come una condizione dinamica e adattabile alle modifiche che segnano la persona del lavoratore nel ciclo di vita e che determinano l’adattamento organizzativo a carico delle aziende, come deriva dalla direttiva europea 89/391”. Tale visione prevede che ci debba essere nell’azienda una funzione specifica e dunque un ruolo che si dedichi al monitoraggio e alla gestione strategica di tale ‘diversità’. Al pari del diversity manager, già presente in alcune realtà, si dovrebbe prevedere un ‘disability manager’.
“L’appiglio giuridico lo fornisce la recente Direttiva 2014/95/UE – sostiene Domenico Iodice, responsabile nazionale del settore contrattazione aziendale di First Cisl e direttore scientifico del progetto – la quale, oltre a prevedere per le grandi imprese l’obbligo ad inserire nella relazione allegata al bilancio una dichiarazione di carattere non finanziario contenente informazioni ambientali, sociali, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani, sottolinea anche l’importanza di adottare nella gestione strategica aziendale un approccio realmente inclusivo e attento alla diversità”.
“First Cisl – prosegue Iodice – ritiene che il concetto di ‘diversità’ – inteso come chiave di gestione strategica d’impresa, utile per superare il fenomeno del pensiero di massa – non debba essere applicato solo alla questione del genere, o a quella del ruolo del sindacato, ma anche alla ‘disabilità’, interpretando in tal senso il contenuto dei Principi della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea, come esplicitazione del principio di uguaglianza: non discriminazione, parità tra uomini e donne, inserimento dei disabili”.
Oggi il Comitato di direzione del progetto ne discute a Praga.