La ristrutturazione varata in Bper non ferma l’azione di protesta in Sardegna. Strenua difesa del territorio e dei posti di lavoro nell’isola. È questo il chiaro messaggio lanciato dai sindacati e rilanciato da L’Unione Sarda e da La Nuova Sardegna. Questi i rispettivi titoli dei servizi che si occupano della vicenda: “Banco, l’agitazione non si ferma: «Sosteniamo l’istituto dell’Isola»”, “Bper-Banco di Sardegna, sos alla Fondazione: difenda i posti di lavoro”.
“Un accorato appello per sostenere la banca dei sardi. A ribadirlo in una lettera aperta – si legge su L’Unione Sarda – sono stati i sindacati di categoria: Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Unisin in rappresentanza dei lavoratori del Banco di Sardegna, in queste settimane al centro di un piano industriale che rivoluzionerà nell’Isola la pianta organica dell’azienda con l’uscita anticipata di 60o lavoratori sui 1.3oo previsti nell’intero territorio nazionale”. «È bene che la nostra comunità sia consapevole della partita che si sta giocando – scrivono i sindacati. Non discutiamo il legittimo diritto/dovere della Bper (il gruppo all’interno del quale opera il Banco di Sardegna, ndr) di proseguire i suoi obiettivi industriali ma il fatto che il prezzo non può essere ancora una volta pagato da questa regione».
La Nuova Sardegna evidenzia le ricadute che le scelte industriali di Bper avrebbero sulla regione. “Per coprire i buchi in organico che saranno causati dal piano industriale Bper, il Banco di Sardegna avrebbe bisogno di una iniezione di 355 nuovi lavoratori. Avrebbe: il condizionale è d’obbligo considerato che le assunzioni non si faranno. È infatti intenzione di Bper – fa notare il quotidiano sardo – aggirare il problema trasferendo un certo numero di lavorazioni in Emilia Romagna: un’operazione vantaggiosa per l’istituto di credito perché in questo modo compenserebbe gli esuberi di personale tra Bologna, Modena e Ferrara dove c’è un surplus di dipendenti legato anche all’acquisizione di Unipol Banca e Cariferrara. A pagare le conseguenze di questa strategia sarebbe il Banco di Sardegna, che perderebbe 600 lavoratori inseriti nel piano di pensionamenti nazionale (un totale di 1300) e non ne acquisterebbe neppure uno. Una mazzata per un territorio che ha fame di posti di lavoro e vede sfumare la prospettiva eccezionale di 350 nuove assunzioni”.
“I sindacati – scrive La Nuova Sardegna – dopo avere già organizzato sit in, alzano la voce e chiedono il supporto del territorio. In particolare della Fondazione Sardegna, che di Bper è secondo azionista (in seguito alla cessione del 100% del Banco di Sardegna). Sono compatti i delegati sindacali Sergio Mura (First Cisl), Laura Urgeghe (Fisac Cgil), Mauro Farigu (Uilca Uil), Maria Antonietta Sotgiu (Fabi), Patrizio Zucca (Unisin): «Tra il 2015 e il 2019 Bper ha assunto in Emilia Romagna 520 persone e 54 in Sardegna. Ora le scelte annunciate danneggeranno per sempre il nostro territorio e i nostri giovani. Quanto accade è ancora più paradossale considerando come la Fondazione Sardegna ha investito sulla Bper e sul suo futuro industriale molto «denaro dei sardi» con il rischio di finire per finanziare la delocalizzazione di attività lavorative, e quindi occupazione, in altre regioni»”.