Crédit Agricole, i sindacati, non di solo budget si vive

“Per qualche tempo è sembrato che, seppure per gradi e in modo non omogeneo, si iniziassero ad intravedere alcuni segnali a testimonianza della dichiarata volontà aziendale di intraprendere un percorso di cambiamento della cultura manageriale per sintonizzare i metodi di indirizzo dell’azione commerciale con una gestione sostenibile delle risorse umane”; così esordisce un comunicato delle segreterie del gruppo Crédit Agricole Italia di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin, pubblicato nel sito di First Cisl Crédit Agricole Italia.

“A giudicare dalle numerose segnalazioni giunte alle OO.SS. – affermano i sindacati – relativamente al deleterio accentuarsi della modalità manageriale “battitore di tamburi”, caratterizzata da comportamenti che violano gli accordi Nazionale e di Gruppo sulle politiche commerciali e organizzazione del lavoro, è in atto una grave marcia all’indietro”.

Il comunicato cita “monitoraggi fai da te” e la “divulgazione di classifiche comparative” che instillano “frustrazione e senso di inadeguatezza” nei colleghi. A questo si aggiunge l’utilizzo “pervasivo di un linguaggio allarmistico e ansiogeno, spesso inquisitorio” e a “richiesti riscontri telefonici serali in merito agli esiti de gli appuntamenti giornalieri, un metodo di controllo per alimentare un’indebita pressione psicologica facente impropriamente leva sull’autostima”.

Per i sindacati, “l’utilizzo persistente e di ampia portata di strumenti di monitoraggio e di rilevazione dei dati non approntati centralmente, eccessivamente frequenti e le inutili ripetizioni ad essi associate non può essere interpretato solo come il frutto di sporadiche iniziative individuali: di fatto si configura come un comportamento organizzativo”.

“Modalità manageriali vessatorie” che vengono “totalmente stigmatizzate” dai sindacati, fermamente convinti che “una cultura manageriale imperniata sul mero perseguimento del budget risulti non compatibile con modelli organizzativi che contemplino la promozione del benessere nel contesto di lavoro ed una crescita sostenibile basata sulla responsabilità sociale d’impresa”.

Nel comunicato i sindacati ricordano che “la prestazione di lavoro subordinato è una prestazione di mezzi e non un’obbligazione di risultato, e che il mancato raggiungimento degli obiettivi quantitativi commerciali, ultimamente esplicitati anche tramite budget individuali ai Gestori Premium, di per sé non può determinare una valutazione negativa e non costituisce inadempimento dei doveri contrattuali. A tal riguardo giova tenere presente che il colloquio infrannuale, nel quale viene valutata la performance del lavoratore, deve rispondere a criteri e logiche precise e uniformi”.

“Con l’accordo sulle politiche commerciali – concludono i sindacati – le parti hanno condiviso l’obiettivo di realizzare un cambiamento culturale che metta fine alle “cattive” abitudini, conciliando le legittime esigenze commerciali dell’Azienda con un maggiore rispetto personale e professionale nei confronti dei lavoratori. Questo cambiamento culturale non potrà mai realizzarsi, tuttavia, senza un autentico impegno da parte dell’Azienda, alla quale spetta la responsabilità di promuoverlo a tutti i livelli, coinvolgendo le proprie funzioni commerciali e verificandone stabilmente la coerenza e la correttezza dei comportamenti”.

 

Il comunicato delle segreterie del gruppo Crédit Agricole Italia di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin