Rapporto First Cisl su retribuzioni manager bancari, l’interesse dei giornali

L’ufficio studi di First Cisl analizza le retribuzioni dei top manager delle banche italiane ed evidenzia la siderale distanza che c’è tra dipendenti e figure di vertice. Testate nazionali e regionali, in formato tradizionale o in verione online, da nord a sud rilanciano i dati della puntuale ricerca del sindacato che spingono il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani a rivolgere un invito chiaro alla nuova commissione parlamentare sulle crisi bancarie. Partire da quelle cifre perchè dice se “le retribuzioni dei vertici restano correlate solo agli obiettivi reddituali ci sarà sempre il rischio di pesanti pressioni commerciali sul personale per vendere prodotti finanziari che si rivelano nocivi per la clientela, dai bond subordinati ai diamanti”.

La sintesi dei titoli de “Il Messaggero.it”, “Il Dubbio.it”, “Il Mattino.it”,  L”Avvenire”, “La Sicilia”, “L’Eco di Bergamo” è che un dipendente impiega un secolo per guadagnare un anno di stipendio dell’amministratore delegato di una banca.

Il rapporto elaborato dall’ufficio studi di First Cisl viene rilanciato dal segretario generale Riccardo Colombani ed ampiamente ripreso: “Un dipendente di Intesa Sanpaolo – dice – dovrebbe lavorare 123 anni per incassare quel che ha guadagnato nel 2018 il ceo Carlo Messina. A un lavoratore di UniCredit serve mezzo secolo per uguagliare il compenso annuo dell’ad Jean Pierre Mustier. Gli ad del Banco Bpm, Giuseppe Castagna, e di Ubi, Victor Massiah, hanno avuto il salario di una vita di lavoro di un impiegato del gruppo”. Nelle banche, aggiunge Colombani, “la sproporzione retributiva rimane alta, ma a preoccuparci e soprattutto il fatto che i compensi dei top manager continuano ad essere legati solo ai risultati quantitativi, mentre è necessaria una svolta moralizzatrice”.