Wob, i diamanti, la liquidità e la paura degli italiani per il futuro

La paura degli italiani per il futuro è una delle chiavi di lettura con cui  è stata affrontata sui quotidiani la vicenda dei diamanti, paura che si può leggere anche nell’enorme liquidità parcheggiata nei conti correnti da famiglie e imprese, di cui riportiamo alcuni dati.

Nei giorni scorsi Il Sole 24 ORE con Stefano Elli annunciava il sequestro preventivo di oltre 700 milioni di euro ai danni di due società che avevano iniziato un’attività di vendita di diamanti all’interno degli sportelli bancari, e di Banco BPM – Banca Aletti (83 Mio), UniCredit (32 Mio), Intesa Sanpaolo (11 Mio) e Monte dei Paschi di Siena (35 Mio), che ne avevano favorito l’operatività. L’inchiesta, i cui fatti partono nel 2012, è per i reati di truffa aggravata e autoriciclaggio. Le indagini erano nate da un un servizio di Report del 2016.

Nel sottolineare che per l’Antitrust i lavoratori non erano né a conoscenza della composizione del prezzo dei diamanti, né del reale andamento del mercato, il segretario nazionale di First Cisl Riccardo Colombani ha ribadito che “i lavoratori sono vittime al pari dei risparmiatori e vanno tutelati, senza che si scarichi su di essi la responsabilità dell’accaduto”. E’ dunque necessario che l’Abi impegni le banche coinvolte ad astenersi da azioni disciplinari, a rinunciare a rivalersi sui dipendenti e a sollevare anticipatamente gli stessi da ogni spesa legale.

Per Francesco Merlo de la Repubblica la truffa delle pietre preziose rivelerebbe un Paese spaventato dal futuro, che non crede più neppure nella rendita ma cerca il “per sempre” dei diamanti, senza più rischi né progetti. Non esisterebbero più né l’Italia dei titoli di Stato né quella del mattone (che il giornalista definisce un “patto d’amore e di soldi con i propri figli, un progetto di discendenza”). Semmai una nuova Italia dei diamanti quali bene rifugio, che racconterebbe non un bisogno di espandersi ma di trattenere, venduti e comprati appunto come ultima spiaggia.

Un’idea di paura per il futuro che fa il paio con l’indagine di Milena Gabanelli e Giuditta Marvelli, le quali, con un video sul Corriere della Sera, illustrano come dei 4.287 miliardi di ricchezza finanziaria posseduta dalle famiglie italiane, ben 1.371 Mld sarebbero parcheggiati sui conti correnti (32 Mld in più rispetto al 2017). Anche le imprese starebbero tenendo fermi sui conti 340 Mld (il livello più alto degli ultimi 20 anni, pari al 20% del Pil). Gli imprenditori intenzionati a investire nel 2019 sarebbero scesi dal 25 all’11%, mentre per le famiglie la propensione al risparmio sarebbe salita all’8%: chi ha poco risparmia, chi ha molto non investe, frenato dalla paura di recessione (53%), perdita del lavoro (40%), aumento delle tasse (27%). Infine la proposta: far sì che Stato e imprese collaborino per realizzare infrastrutture ad elevato moltiplicatore, prevedendo che parte del fabbisogno finanziario venga coperto coinvolgendo anche la liquidità delle famiglie, attraverso obbligazioni garantite dallo Stato, che permettano di superare le paure dei risparmiatori.