Il 30 ottobre 2017 l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato comunicò di aver assunto i provvedimenti sanzionatori per IDB e DPI, società esercitanti attività di commercio in diamanti, e quattro banche italiane (Banco Bpm, Mps, UniCredit e Intesa Sanpaolo). Da quel momento, le scelte operate dalle banche nei confronti dei clienti sono state molto diverse le une dalle altre.
Le banche che, da subito, hanno dichiarato la disponibilità a rifondere i clienti, e quelle che, de facto, lo hanno fatto o lo stanno facendo, hanno salvato la reputazione ed hanno tutelato i lavoratori riguardo alle azioni penali.
Le banche, invece, che non hanno proposto l’integrale rimborso del valore di investimento iniziale, e quelle che non sono state disponibili alla rifusione ‘a richiesta’, hanno determinato, e rischiano di determinare anche per il futuro, se non si ravvedono, delle inaccettabili conseguenze per i lavoratori coinvolti nelle segnalazioni di investimento in diamanti. Tra queste ultime ci sono anche banche non sanzionate da AGCM.
È ora di finirla! Fintanto che rimarrà un solo cliente non soddisfatto perché la banca non è disposta a rimborsare il valore di investimento, vi sarà il maggiore rischio di apertura di procedimenti penali a carico dei lavoratori.
I lavoratori, che sono a pieno titolo vittime della vicenda, devono essere a tale titolo tutelati! È necessario, a tal fine, che le banche evitino, nei loro confronti:
- l’apertura di provvedimenti disciplinari;
- la rivalsa patrimoniale;
- la mancata, o parziale, o condizionata applicazione delle tutele previste dal CCNL per fatti commessi nell’esercizio delle funzioni (art. 42 CCNL).
In sostanza, la responsabilità di ciò che è accaduto, non deve scaricarsi in alcun modo sui lavoratori, troppo spesso lasciati in passato, in vicende come questa, psicologicamente soli.
È necessario, pertanto, che l’Associazione Bancaria Italiana, visti gli effetti sistemici determinati dai descritti comportamenti attuati da alcune associate, si faccia carico di far assumere alle banche coinvolte nella vicenda, l’impegno di:
- astenersi da azioni disciplinari,
- rinunciare a rivalersi nei confronti dei propri dipendenti,
- sollevare anticipatamente gli stessi da ogni eventuale spesa legale…
perché le banche non hanno ragione, titolo o causa per agire diversamente!
Nel caso dei diamanti non c’è la necessità di svolgere valutazioni tra le parti per evidenziare la non colpevolezza dei lavoratori perché, nei richiamati provvedimenti sanzionatori, AGCM ha evidenziato che, i lavoratori che hanno svolto le segnalazioni di investimento in diamanti ai clienti, non erano né a conoscenza della composizione del prezzo dei diamanti, né del reale andamento del mercato.
Insomma, i lavoratori sono vittime al pari dei risparmiatori! Le banche coinvolte, pertanto, devono accogliere le richieste risarcitorie dei clienti e rimborsarli senza indugio:
- per evitare l’instaurarsi di specifici procedimenti penali, che coinvolgono in prima persona i lavoratori,
- e per ottenere la remissione di querela, rispetto ai procedimenti penali già in corso.
Esse devono, altresì, assumere l’impegno nei confronti delle OO.SS.
- a non esercitare azioni disciplinari,
- a non rivalersi verso i lavoratori
- e ad applicare integralmente ed incondizionatamente le previsioni del CCNL in tema di tutele.
Chiederemo, come parte sindacale, di tracciare insieme all’ABI un nuovo argine: una chiara e netta linea di difesa collettiva, che superando ogni indugio o discrezionalità aziendale, aumenti la percezione di sicurezza delle “persone del lavoro”.