First Cisl su credito ai distretti, Avvenire, servizio bancario in ritirata

Con un articolato servizio di Luca Mazza, “Avvenire” riprende la ricerca di First Cisl sul credito bancario concesso negli ultimi 7 anni ai distretti produttivi ed elaborato dall’ufficio studi di First Cisl. “Banche in fuga dai distretti In 7 anni 57 miliardi in meno” questo il titolo dell’articolo che evidenzia come le banche abbiano faticato “A finanziare il made in Italy e in particolare i distretti del Belpaese. La stretta alla liquidità verso le imprese è stata progressiva negli anni della Grande Crisi e adesso rischia addirittura di accelerare sotto i colpi dello spread. A far immaginare un trend lontano dall’interrompersi è appunto l’aumento del differenziale tra BTp e Bund. L’impennata dello spread – che da maggio è risalito notevolmente – rappresenta un danno per i bilanci degli istituti di credito e di conseguenza un problema per l’economia italiana in quanto la capacità delle banche di erogare credito ad aziende e famiglie dipende proprio dallo stato di salute dei loro conti”.

“La prospettiva di prestiti sempre più ridotti e con il contagocce – prosegue Luca Mazza – si inserisce in un quadro già piuttosto preoccupante. A disegnare lo scenario è un’indagine condotta dall’ufficio studi della First Cisl da cui emerge come in sette anni i finanziamenti ai distretti della moda, dell’occhiale ria, del mobile, della gioielleria, dell’agroalimentare siano diminuiti di 57 miliardi e i loro territori hanno perso il 20% degli sportelli bancari”.

“Le politiche bancarie si sono concentrate sul taglio dei costi anziché sulla vicinanza al tessuto locale – attacca il segretario generale della First Cisl, Giulio Romani -. Si è preferita la vendita frettolosa degli Npl a una gestione paziente dei crediti problematici che avrebbe permesso a molte imprese di tornare in bonis, rilanciando l’occupazione”. “Se nel 2010 le filiali che servivano i territori del made in Italy erano 9.889, a fine 2017 erano scese a 7.912, aggiunge Riccardo Colombani, responsabile dell’ufficio studi del sindacato – Nelle zone dei prodotti simbolo del Paese ci sono ben 674 comuni senza alcuna agenzia bancaria, ossia il 27% del totale, e 125 di loro hanno visto chiudere ogni sportello”.

Con ricerca alla mano “Avvenire” fornisce il dettaglio di quanto successo nelle banche negli ultimi 7 anni e “Come la riduzione del servizio sia stata accompagnata da un calo (-18%) dei prestiti mentre i depositi sono aumentati (+32%). Nel 2010 il made in Italy otteneva finanziamenti per una cifra complessivamente superiore dell’89% ai depositi raccolti sui rispettivi territori, oggi il fabbisogno aggiuntivo è appena de118%. Certo, la situazione cambia da un territorio all’altro. Sei regioni ovvero Campania, Basilicata, Lazio, Liguria, Molise e Puglia sono autosufficienti, con depositi distrettuali superiori o pressoché pari ai prestiti. Nelle filiali che restano a presidiare le aree distrettuali -ricorda la First-Cisl – la raccolta cresce in modo esponenziale: dal 2010 al 2017 i depositi per sportello sono saliti del 64% da 17 a 28 milioni, mentre i prestiti per filiale sono cresciuti solo del 3%, da 32 a 33 milioni”. “Neanche ai territori di maggior successo – rileva ancora Colombani – è risparmiato l’arretramento. Secondo il rapporto sui distretti redatto da Intesa Sanpaolo, ai vertici per performance e redditività figurano l’occhialeria di Belluno, il Prosecco di Conegliano -Valdobbiadene e i salumi di Parma: in sette anni il primo ha perso il 25% delle filiali, il secondo il 34% e il terzo il 16%, con cali nei finanziamenti che vanno dal -13% del sistema locale di Parma al -42% di Longarone, passando per il 31% di Valdobbiadene, il -33% di Pieve di Cadore o il -24% di Langhirano”.

“Dal quadro della First-Cisl – conclude Avvenire – emerge poi come le dinamiche contrastanti di alcuni comparti siano in parte motivate anche dai dissesti bancari. Su tutti la crisi della Popolare di Vicenza che trova riflesso nel calo del 25% delle filiali e del 29% dei prestiti nel distretto orafo di Vicenza mentre diminuiscono un po’ meno sportelli e impieghi del distretto orafo di Arezzo, sede di Banca Etruria, con flessioni del 19% e del 24%”.