Il Giornale, studio First Cisl, le filiali chiudono, i disagi aumentano

Di mal di banca, da Nord a Sud scrive “Il Giornale” riprendendo la ricerca di First Cisl sulal presenza degli sportelli bancari in Italia, curata dall’Ufficio Studi del sindacato diretto da Riccardo Colombani. Camilla Conti firma un articolo dal titolo: “Banche, 383 comuni senza sportelli”.

“Trecentottantatre. Sono i Comuni italiani rimasti orfani di una banca – scrive Conti -. Senza nemmeno uno sportello o un bancomat. Il numero spunta fuori da un’indagine del sindacato First Cisl secondo cui negli ultimi sette anni sono sparite 6.289 filiali sparse in tutta la penisola e il personale di rete è sceso nel periodo di oltre 26mila unità. In particolare, i comuni serviti da almeno una filiale bancaria erano 5.906 a fine 2010 e sono scesi a 5.523 alla fine dello scorso anno. Nell’Italia nord-occidentale sono 1.923 nel 2017 con un calo del 4,6% rispetto al 2010, in Italia nord-orientale 1.258 (-7%) e in Italia centrale 786 (-6,2%) mentre al Sud sono 1.556 (-8,5%) con punte del -9,3% nelle isole. Non solo. Più di un quarto delle filiali perse negli ultimi sette anni è stato chiuso nel solo 2017. Tra fusioni, acquisizioni, salvataggi, tagli ai costi e rivoluzione digitale, la scure si è abbattuta sulle filiali meno performanti e più piccole in termini di risorse. Dove i clienti sono pochi e si registrano ridotti i flussi di denaro necessar per tenere lo sportello aperto”.

“I top manager giustificano l’abbandono del territorio con l’avanzata del digitale, ma è un pretesto, perché il ritmo delle chiusure dalla fine del 2010 è stata del 18,7% contro un calo di accessi alle agenzie solo del 7,5%. Mirano a tagliare i costi”.

“Certo – fa notare Camilla Conti-, aumenta il ricorso alle nuove tecnologie con l’adozione di soluzioni innovative per agevolare tutte le fasce di clientela a partire da chi è portatore di handicap, ma per il sindacato è grave che a restare sguarnite di filiali bancarie siano le aree marginali, abitate da una popolazione più anziana. Un problema sociale sottovalutato, lo definisce la Cisl, che si aggiunge all’impatto sull’economia locale: sette anni fa c’erano 7,6 sportelli ogni 1.000 imprese, ora sono solo 6,2. Per le banche storicamente radicate sul territorio come Mps in Toscana la rivoluzione se pur necessaria sta diventando traumatica soprattutto in quelle aree meno popolate dell’entroterra. Qualche esempio? Nella piccola frazione maremmana di Roccatederighi, che conta mille anime in provincia di Grosseto, lo sportello del Monte dei Paschi, aperto da quasi un secolo che conta 500 conti correnti ha chiuso a gennaio. L’unico impiegato è stato trasferito a Roccastrada, comune distante 15 chilometri. Troppi per i piccoli commercianti e anziani che vivono qui e si presentavano in filiale per versamenti e ritirare la pensione. Anche il Banco Bpm ha avviato a giugno il suo programma di chiusura di 313 sportelli. E a Nordest ad essere rimasto senza banca (la filiale con annesso bancomat della Popolare di Verona ha abbassato le serrande a fine giugno) è anche il piccolo paese di Monteviale, dove si denunciano i redditi più alti della provincia di Vicenza. Il Comune conta circa 2.800 abitanti, ma con un’estensione territoriale di sette chilometri quadrati e una rete importante di aziende. Il sindaco ha proposto di trasferire lo sportello bancomat in un edificio comunale. Ma non c’è stato niente da fare”.