AdessoBanca! a Verona, il manifesto per cambiare le regole ed evitare i crac

Il settimanale “Verona Fedele” dà una caratterizzazione forte ad AdessoBanca!, “il manifesto per la tutela del risparmio e del lavoro”, elaborato dalla Cisl e da First Cisl. “La Cisl urla “Adesso Banca!” per una finanza più chiara Manifesto per cambiare regole ed evitare certi crack del passato”: questo il titolo del servizio firmato da Renzo Cocco a copertura di un convegno sul tema svoltosi alla Camera di Commercio di Verona. “Si tratta – spiega al settimanale veneto il segretario provinciale della Cisl – di una serie di proposte di modifica dell’attuale sistema bancario italiano che nascono a seguito dei “disastri” verificatisi per mala gestio da parte dei vertici di decine di banche che hanno provocato devastanti danni economici e sociali a famiglie, imprese, investitori”.

Il periodico veronese fa notare come “il Veneto, ma tutto il Nordest risultano tra i più colpiti: basti pensare che solo a Verona si contano ben 8mila azionisti di Popolare di Vicenza e di Veneto Banca che hanno perso i loro risparmi”.

A fornire i dati della ristrutturazione del settore bancario nel territorio di Verona è stata la segretaria provinciale di First Cisl, Rosaria Di Martino. “Nel solo 2017 a Verona abbiamo perso 634 posti di lavoro nelle banche e nell’ultimo biennio il calo è stato di 849 occupati. I bancari veronesi a fine 2017 ha aggiunto erano 8.738 contro i 9.587 del 2015 (-9%) mentre gli sportelli sono scesi, nello stesso periodo, da 646 a 574 (-11%)».

Il “Verona Fedele” scrive che “le 41 pagine del Manifesto cislino propongono un nuovo modo di fare banca, o meglio: un ritorno a quella funzione di intermediazione creditizia che è alle origini e alle fortune delle banche e che si fonda su un rapporto di fiducia con le famiglie e le imprese. Fiducia dice il documento che è stata in troppi casi, tradita.

Ad illustrare il senso di AdessoBanca! il Segretario generale di First Cisl Giulio Romani il quale “ha ricordato le radici francescane dei Monti di Pietà nati nel XV secolo per combattere l’usura; ha richiamato la Costituzione ed in particolare l’art. 47: la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Partendo dai principi tuttora validi e dall’analisi della crisi di una parte del sistema bancario, ha sostenuto la necessità di modificare l’attuale normativa (il Testo Unico Bancario del 2003) per tornare a ricostituire quel fondamentale rapporto di fiducia tra i cittadini e le banche”.

“In concreto – continua nella sua analisi Renzo Cocco – sono sei le piste di lavoro proposte. Vediamo le più significative. Restituire le banche ai cittadini: attualmente il governo delle banche è nelle mani di pochi azionisti come i grandi fondi finanziari italiani ed esteri che con percentuali minime di partecipazione decidono le strategie e le politiche di remunerazione (profitti e dividendi). Il restante 85 -90% del capitale è nelle mani di migliaia di piccoli azionisti che non contano nulla. La proposta è quella di unire questi ultimi in voting trust in modo da andare in assemblea e pesare come unico soggetto. Ancora, assicurare vantaggi fiscali a chi investe nel lungo periodo rispetto a chi entra ed esce con operazioni speculative. Creare degli organismi paritari nelle singole banche che verifichino le politiche commerciali e la mancanza di pressioni nei confronti dei lavoratori a vendere prodotti rischiosi perché più remunerativi in termini di commissioni. E poi: attribuire alla Consob la responsabilità di verificare l’effettiva rischiosità dei prodotti finanziari informandone i clienti cui far sottoscrivere un unico e per tutte le banche identico questionario Mifid (che classifica il cliente, il suo livello di conoscenza dei prodotti finanziari e il loro grado di rischio). Una radicale modifica della normativa sulle sofferenze, vale a dire sui crediti inesigibili (Npl) che vengono attualmente svenduti dalle banche a finanziarie e a società di recupero crediti. Fissare dei tetti massimi ai compensi dei top manager e abolire i bonus in entrata ed uscita. Limitare la parte di stipendio variabile legata ai risultati di gestione a breve che sono un forte stimolo a politiche creditizie e finanziarie aggressive che nel medio e lungo termine si rivelano poi disastrose per gli attivi della banca. Infine inasprire la normativa penale per i manager e gli amministratori che procurano gravi crisi bancarie come quelle a cui abbiamo assistito nel recente passato. Infine istituire il reato di disastro bancario (analogamente al disastro ambientale), accorpare in un’unica legge tutti i reati economici che provocano allarme sociale e minano la fiducia nel sistema finanziario, creare una Procura dedicata specificatamente ai reati finanziari”.