Il Piccolo, tra ristrutturazioni e chiusure in Friuli 500 bancari in meno

“La crisi occupazionale in ambito bancario non accenna a rallentare”. Inizia così l’articolo di Luigi Dell’Olio pubblicato sul quotidiano “Il Piccolo”. Il titolo: “La scure sugli sportelli: in Fvg 500 bancari in meno” evidenzia come in Friuli sia fortemente diminuito il numero dei dipendenti degli istituti di credito. L’analisi del quotidiano triestino si fonda su dati di Banca d’Italia contenuti nello studio “Banche e istituzioni finanziarie: articolazione territoriale”.

“Lo scorso anno – scrive “Il Piccolo” – solo in regione sono andati perduti 478 posti di lavoro rispetto al 2016, mentre a livello nazionale il confronto è negativo per 13.699 unità. Dunque, anche se la fase più dura della crisi che ha investito il settore del credito nel nostro Paese dovrebbe essere ormai alle spalle, le conseguenze sui bancari si fanno sentire soprattutto ora che stanno entrando nella fase esecutiva i piani di risanamento approvati in passato. Il che lascia immaginare che la cura dimagrante proseguirà ancora per diverso tempo”.

“Nel corso dell’ultimo anno nella Penisola il numero delle filiali attive è sceso del 5,7% (-1.669 in termini assoluti), attestandosi a fine 2017 a quota 27.358, mentre il numero delle banche è calato da 334 a 289, alla luce delle numerose fusioni che hanno per lo più assunto le sembianze di veri e propri salvataggi degli istituti in crisi. Per quel che riguarda il Friuli Venezia Giulia si è passati da 22 a 19 banche (due bcc e una filiale di istituto estero), mentre sul fronte degli sportelli il calo è stato nell’ordine del 5% (quindi poco meglio della media nazionale), con 775 filiali aperte al 31 dicembre 2017. Ma lo spaccato per categoria di banche rivela uno scenario molto diversificato: il presidio territoriale delle Spa ha subito un calo in linea con la media regionale, le Bcc hanno tenuto, mentre tra le popolari vi è stato un taglio del 19,7%, verosimilmente imputabile soprattutto alla crisi di Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Dinamiche non molto diverse dalle dinamiche nazionali, dove le banche di portata nazionale ormai coprono il 43% degli sportelli totali e gli istituti di provincia vedono sempre più perdere peso”. Un trend che appare destinato a proseguire nei trimestri e negli anni a venire – prosegue il quotidiano triestino – considerato che gli istituti di credito sono alle prese da una parte con la necessità di ridurre ulteriormente i costi a fronte di margini che continuano a calare tra tassi bassi e concorrenza che arriva da nuovi operatori, dall’altra con livelli di patrimonializzazione sempre più elevati richiesti dalle istituzioni comunitarie. In questo scenario, poter contare su economie di scala si rivela decisivo. E a spingere in questa direzione è anche la riforma delle banche di credito cooperativo che va ormai prendendo forma dopo un lungo cammino. La creazione di due holding nazionali (Iccrea e Cassa Centrale) nei fatti creerà pressione sulle singole Bcc, che perderanno tanta più autonomia quanto meno si mostreranno in grado di mantenere i conti in equilibrio”.

“A livello occupazionale, il dato italiano indica un calo del 4,5% tra il 2016 e il 2017 (mala contrazione è stata del 113,4% dal 2009), mentre nel Nord Est si è arrivati al 12%. In Friuli Venezia Giulia i bancari sono scesi del 7,5% a quota 5.878. Considerando la sola provincia di Trieste, la contrazione è stata nell’ordine del 4,6% con 1.129 bancari a fine anno”.

Su queste cifre é intervenuto il segretario regionale di First Cisl Friuli Venezia Giulia, Roberto De Marchi che a Luigi Dell’Olio ha dichiarato: “Il calo del numero di bancari purtroppo è destinato a proseguire, basti pensare alla prossima scomparsa di CariFvg, che verrà accorpata nel gruppo Intesa Sanpaolo con la perdita della direzione regionale e alla cura dimagrante in atto nel gruppo Mps”. “Senza dimenticare la liquidazione di HypoBank – ricorda ancora “Il Piccolo” – con 30 uscite entro l’estate e 80 in tutto”. “Si tratta per lo più di giovani professionisti – conclude De Marchi – e quindi non potranno accedere al prepensionamento. È difficile, nelle condizioni attuali del mercato, che possano ricollocarsi altrove”.