Corriere del Mezzogiorno, studio First Cisl, al sud persi 7000 posti

“Nonostante i grandi disastri bancari – scrive Luigi Buglione sul Corriere del Mezzogiorno -,  esplosi nel Nord Est con la Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Carife e nel Centro con la Cassa di Rimini e Cesena, chi paga le maggiori conseguenze da quando è scoppiata la crisi finanziaria è ancora una volta il Mezzogiorno, che in 8 anni, dal 2009 al 2017, ha bruciato oltre 7 mila posti di lavoro”.

Nel titolo dell’articolo del quotidiano pugliese c’è tutto il prezzo pagato dal meridione: “La crisi delle banche. Al sud persi 7.000 addetti”. Il servizio fornisce la mappa del disagio utilizzando anche una ricerca dell’ufficio studi di First Cisl guidato da Riccardo Colombani. “Ben 2 mila posti li hanno persi Puglia e Campania, altrettanti la Sicilia. Addirittura i Comuni delle sei regioni meridionali, ovvero Abruzzo, Molise, Basilicata, Campania, Calabria e Puglia, che hanno conservato uno sportello,  sono soltanto il 55% contro il 71% del dato medio nazionale. E le prospettive non sono rosee. Gli accordi firmati nei mesi scorsi con le uscite pianificate in Intesa (e le pesanti ricadute che si avranno sul Banco di Napoli e sull’ex Banca Nuova), con Unicredit che ha attivato un piano di 550 esodi concentrati soprattutto al Sud per sostituirli con le assunzioni di giovani (che probabilmente avverranno in altre aree del Paese), renderanno ulteriormente più fragile il sistema bancario meridionale”.

“Il dettaglio delle 8 regioni del Centro-Sud continentale ed insulare è allarmante. In Abruzzo sulla base dei dati Banca d’Italia ed Istat, la regione ha perso 1.256 addetti, da 5.137 a 3.881 attuali, 102 filiali (ne conserva 6o6) e 7 agenzie (164 comuni bancati contro i 171). In Molise 74 occupati in meno (da 754 a 68o),16 filiali chiuse (ne ha oggi128), 43 comuni con sportelli contro i 48 del 2009. In Campania il personale è sceso da 13.272 a 12.545, con 727 addetti in meno. Le filiali chiuse sono 232 (da 1.653 a 1.421, con un meno 14%), i comuni che hanno conservato una sede sono 314 contro i 340 del 2009. La Puglia ha perso 1.255 dipendenti nel settore (da 13.205 a 11.950), 185 filiali (da 1.437 a1.252). I comuni con sportello sono 221, soltanto 6 in meno del 2009. La Basilicata scende dell’11,7% nell’occupazione bancaria, con 1.2°3 addetti rispetto ai 1.361, dell’8,4%nelle filiali, che calano da 249a 228. In cambio, ed è l’unica cifra positiva di tutta l’indagine, aumentano gli enti locali con agenzie, da 85 a 87. In Calabria pesante batosta occupazionale, con una perdita di 1.004 posti (da 4.422 a 3.418, con una percentuale del -22,7%, seconda solo all’Abruzzo con il 24,5%). Hanno chiuso altresì 89 filiali (erano 530 contro le 44.1 attuali) e 25 comuni non hanno più uno sportello (erano 185 nel 2009). La Sicilia è la regione con la perdita di posti più elevata in valore assoluto, ben 1.943 (erano 13.926). Sono stati altresì eliminate 305 filiali (da 1.8°6 a 1.501) e 3o comuni hanno perso lo sportello (da 338 a 308). In Sardegna 67o occupati in meno (erano 5.22o), 72 filiali hanno cessato l’attività (sono attive 597) e 15 comuni non hanno più sportello (erano 311)”.

Nel dar conto della drastica cura dimagrante, che ha falcidiato la presenza bancaria al sud, il “Corriere del Mezzogiorno” evidenzia come “l’intero sistema bancario del Paese conserva circa 300 mila addetti, contro gli oltre 330 mila di 8 anni fa. Più di un terzo di essi si trovano nelle 4 regioni nord-occidentali, Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Milano e il resto della regione hanno più di 75 mila dipendenti nel settore, 3 volte quelli del Lazio e ben 6 volte quelli della Campania”.

“Queste cifre e le considerazioni che generano hanno portato la Cisl e First Cisl – scrive ancora il quotidiano barese – a lanciare AdessoBanca!, il manifesto per la tutela del risparmio e del lavoro. L’obiettivo dei 6 punti è ispirare un’inversione di tendenza perché disastri bancari e scandali hanno provocato e stanno continuando a provocare effetti drammatici per i cittadini e per il Paese”.

Tre riforme si possono approvare subito, fa notare il segretario di First Cisl, Giulio Romani : “rivedere il sistema fiscale introducendo vantaggi per chi investe stabilmente nel capitale delle banche. Favorire la partecipazione alla governance, con figure di garanzia negli organi di controllo e sì ai voting trust dei piccoli azionisti per orientare a fini sociali le strategie degli istituti e vincolare, fino a un terzo, i compensi dei top manager di amministrazione. Tutto ciò comporta una vera e propria rivoluzione nel modello fino a oggi perseguito – rimarca Romani -. Rivoluzione che va anche oltre l’obiettivo del recupero della fiducia da parte dei risparmiatori, delle famiglie e delle imprese nei confronti degli istituti di credito e che punta il dito contro le responsabilità. Le banche non sono case da gioco, devono tornare ad essere la cassaforte del risparmio degli italiani!”.

Ma le riflessioni del segretario generale di First Cisl non finiscono qui. “Mi domando – dice Romani – come sarebbe l’economia del Mezzogiorno se le banche fossero state costrette ad investirvi anziché razziarne la raccolta e chiudere gli sportelli ? Ecco perché dico che è tempo di costituire dei voting trust dei piccoli azionisti per condizionare le scelte gestionali prevedendo anche una rappresentanza dei lavoratori negli organi di compliance”.

“Nella proposta di First Cisl – scrive il Corriere del Mezzogiorno – ritorna a fare capolino una vecchia idea della Cisl degli anni ’80, lanciata durante il boom e rivolta alla necessità di favorire l’azionariato popolare. Un principio che favorisce la partecipazione diretta alle scelte e alle decisioni aziendali”.