“Una goccia nel mare dei suoi faraonici compensi da presidente della Popolare di Vicenza, ecco cosa sono i 346 mila euro sequestrati a Zonin. Adesso la politica ci spieghi perché non ha mai frenato le scandalose retribuzioni dei vertici delle banche”: lo afferma il segretario generale di First Cisl, Giulio Romani, alla luce dell’analisi compiuta dall’Ufficio Studi del sindacato sulle retribuzioni dei top manager della banca vicentina a partire dal 2005.
“I soldi che gli sono stati sequestrati dal tribunale – aggiunge Romani – corrispondono appena al 34% del milione abbondante di euro che Zonin ha incassato solo nel 2015 come ultimo stipendio in Popolare di Vicenza. Nel 2014 si era concesso 1,1 milioni. In entrambi i casi la cifra era attorno al 20% dei compensi totali degli amministratori. Prima non sappiamo quanto abbia preso, perché i bilanci non erano tenuti a dichiararlo e non eccellevano in trasparenza su questo aspetto, però se consideriamo che dal 2005 al 2015 gli amministratori hanno avuto complessivamente 51,6 milioni di euro, non ci stupiremmo se i compensi che ha percepito nel suo ultimo biennio fossero solo una minima parte di quelli che ha ricevuto complessivamente”.
“Di fronte a uno scandalo di questa portata – afferma Romani – vedremo che cosa scriverà la Commissione banche nella sua relazione attesa a giorni. Dubitiamo che la politica reciti il mea culpa per non aver regolato per legge i compensi dei manager delle banche, ma che non dicano che nessuno glielo aveva suggerito: la nostra proposta di legge, supportata dalla firma certificata di 120 mila cittadini, è sepolta da quattro anni nei cassetti della Commissione Finanze”.
“Sono anni – conclude Romani – che ai cittadini e ai lavoratori viene chiesto di pagare il conto dei disastri causati da chi si è arricchito smisuratamente alle loro spalle. Adesso vogliamo l’immediata applicazione di un tetto massimo ai compensi dei top-manager delle banche, l’abolizione dei bonus in entrata e uscita e l’adeguamento dei loro contratti alle direttive europee in merito al rapporto tra quota fissa e quota variabile, con l’obbligo di vincolare almeno un terzo delle retribuzioni complessive al raggiungimento di obiettivi di interesse sociale e di legare la parte variabile a risultati di medio-lungo termine. Lo ribadiremo in un documento che invieremo nei prossimi giorni a tutte le forze politiche, alle quali chiediamo di dare piena attuazione alla nostra Costituzione”.