“Intesa accelera sulle banche venete” titola il quotidiano avvenire. Il tema dell’integrazione di Veneto Banca e di Popolare Vicenza in Intesa Sanpaolo viene trattato in un servizio di Francesco Dal Mas.
L’incipit dell’articvolo è questo: “«Dal l° gennaio 2018 saremo a tutti gli effetti una banca unica, che crede nel valore delle sue persone, capace di mettere in sicurezza i risparmi della clientela e di continuare a fare credito alle aziende che vogliono crescere insieme a noi». È l’anticipazione e, al tempo stesso l’assicurazione, di Stefano Barrese, responsabile Banca dei Territori ed Ebano Lodesani, Coo di Intesa Sanpaolo. In una lettera recapitata in questi giorni ai dipendenti del Gruppo Intesa Sanpaolo annunciano, infatti, che l’integrazione delle ex Banche Venete sarà anticipata a dicembre, rispetto alla data inizialmente prevista di metà febbraio. E che la migrazione informatica della ex Popolare di Vicenza e della ex Veneto Banca avverrà nel week end 810 dicembre”.
Avvenire riferisce anche dell’esito della prima tranche di adesioni al piano di esuberi. “Poi – scrive il quotidiano – ci sono gli addettidelle società in liquidazione: Immobiliare Stampa, Bim, Farbanca, Claris ed altre ancora. I sindacati sono allarmati. «Sarebbe mostruoso – così Giulio Romani, segretario First Cisl – se la vicenda delle banche venete, costata miliardi ai contribuenti e danni incalcolabilia migliaia di famiglie e imprese, si concludesse con un nuovo tributo occupazionale nelle società escluse dal perimetro salvato da Intesa». Il sindacalista aggiunge la sua sopresa per il fatto che il mandato conferito ai liquidatori da parte del Governo non abbia contemplato una preventiva azione di responsabilità nei confronti degli ex amministratori, pur essendo questa al vaglio dei commissari e nelle attese dei cittadini italiani. Una curiosità: l’ex presidente di Bpvi, Gianni Zonin, si è sospeso dalla federazione dei Cavalieri del lavoro e non ha partecipato ieri alla loro assemblea a Verona. «Siamo altresì allarmati – insiste Romani, aggiungendo tema a tema – dal pesante ritardo nella definizione del contratto di servicing con Intesa San Paolo, per la gestione delle cosiddette “inadempienze probabili”, che avrebbe dovuto essere definito entro 10 giorni dall’operazione. Mesi di ritardo, in cui oltre 4 miliardi di crediti incagliati sono stati di fatto abbandonati, potrebbero generare un’ulteriore imponente crescita delle perdite per sofferenze. Al contrario, se venisse avviata la gestione di questi crediti, si potrebbe utilmente impiegare un elevato numero di lavoratori».