Nuovi indirizzi Bce tolgono illusione di autonomia al credito cooperativo

“Se nel mondo del credito cooperativo qualcuno ancora si illude di potersi richiamare a un malinteso senso di autonomia, ora non ha più spazi: la sola autonomia esistente è quella prevista dalla norma di legge e dalle disposizioni europee, il resto sono chiacchiere”: è il commento di Alessandro Spaggiari, responsabile del settore delle bcc nell’ambito della segretaria nazionale di First Cisl, all’annuncio, da parte della Bce, di un indirizzo e una raccomandazione destinati ad armonizzare le regole di vigilanza nelle banche di minori dimensioni, soggette al controllo delle banche centrali nazionali.

“Secondo le nostre stime – spiega Spaggiari – il sistema del credito cooperativo ha chiuso il 2016 in perdita. Il 30% delle bcc dovrebbe aver registrato un risultato negativo pari a 1,5 volte l’utile prodotto dal restante 70%, mentre gli accantonamenti sono stati ridotti di circa il 40%. Sono evidenze destinate a peggiore un quadro che già nel 2015 vedeva i 20,2 miliardi di euro del patrimonio netto cumulato delle bcc contrapporsi a uno stock di npl lordi di 25,5 miliardi, mentre gli npl netti erano 15,2 miliardi. Quando avremo i dati ufficiali ci renderemo conto che la marcia di avvicinamento alla riforma è troppo lunga e travagliata e brucia energie e valore, disperde patrimonio, stabilità e competitività e sottrae tempo alla messa in sicurezza delle criticità e dell’occupazione”.

“Le bcc non possono permettersi ulteriori assorbimenti di capitale – aggiunge Spaggiari – e dunque occorre indirizzarsi verso soluzioni uniche, dotate patrimonialmente e strutturate. La necessità di armonizzare le norme di vigilanza deriva dal fatto che se da un lato il credito cooperativo ha straordinarie prerogative, dall’altro, in caso di particolari condizioni negative, può generare un rischio strutturale a motivo del radicamento fra le piccole imprese e le famiglie produttrici”.

“Nell’attuale contesto – conclude Spaggiari – si pone il problema della salvaguardia dell’occupazione e del potenziamento degli ammortizzatori sociali di sistema, al di fuori di tentazioni localistiche e comunque nell’ottica della ridefinizione dell’assetto complessivo del credito cooperativo. In assenza di tali presupposti, la convocazione del tavolo negoziale per il rinnovo del ccnl, che alcuni vorrebbero imminente, porterebbe inevitabilmente a risultati disorganici e destabilizzanti per i lavoratori e per l’intero sistema”.