Banchieri e finanzieri, compensi d’oro spesso in assenza di risultati

Nei giorni scorsi il settimanale Milano Finanza ha stilato la classifica dei manager italiani più pagati; tra questi figurano molti banchieri e finanzieri. La questione tiene banco sui media che rilanciano la notizia. SoldiWeb.com, ad esempio, nell’articolo “Gli stipendi d’oro di banchieri e finanzieri. Meritati?” a firma di Michele D’Antoni, cita alcuni casi eclatanti. Liquidazioni d’oro sono state riconosciute a Federico Ghizzoni, Fabrizio Viola, Gaetano Miccichè e Edoardo Lombardi. L’articolo riporta anche alcuni casi di finanzieri pagatissimi: Carlo Messina, Carlo Cimbri, Philippe Donnet, Alberto Nagel, Renato Pagliaro, Bruno Picca, tutti con compensi ultra milionari.

First Cisl da tempo richiama la necessità di un intervento legislativo finalizzato al contenimento dei compensi manageriali, del resto già sollecitato dalla proposta di legge del 2013 voluta dal sindacato e sottoscritta da 120 mila cittadini italiani, che giace tuttora non esaminata dalla Commissione Finanze.

“Nei compensi dei manager – spiega il segretario generale di First Cisl, Giulio Romani – si deve distinguere tra quota fissa, che oggi è assolutamente preponderante, ma che dovrebbe invece essere limitata a cifre più basse, e quota variabile, che andrebbe agganciata a dei fattori di produzione di reddito sociale, come la qualità del credito, la sua prevalente distribuzione alle famiglie e alle piccole e medie imprese, la stabilità dei prodotti finanziari, l’assenza di pratiche commerciali scorrette e non da ultimi la qualità dei rapporti intrattenuti con il personale e la capacità di creare occupazione”.

“La nostra ipotesi di lavoro – conclude Romani – è che il salario dei manager sia composto per un terzo da una cifra fissa e per la parte restante da due quote variabili correlate rispettivamente alla produttività e ai benefici sociali prodotti dalla banca. Come far rispettare questi vincoli? Con una legge che ne preveda l’obbligo per l’emissione di prodotti finanziari, per la quotazione in Borsa o ancora più radicalmente per mantenere la licenza bancaria”.