“Una busta troppo fissa”, su MF la proposta sui compensi dei manager

“Una busta troppo fissa” è il titolo dell’ampio servizio a firma di Claudia Cervini con il quale il quotidiano finanziario Milano Finanza illustra la proposta di First Cisl in merito al riequilibrio della parte fissa e delle parte variabile dei manager bancari. “Da uno studio realizzato per Milano Finanza da First Cisl sui bilanci 2015 (gli ultimi disponibili) emerge che, salvo rare eccezioni – scrive Claudia Cervini -, nelle banche italiane il compenso dei manager è quasi  tutto fisso e addirittura spesso si aggancia alla doppia posizione di amministratore delegato e di direttore generale. Un sistema che a prima vista sembrerebbe una garanzia, ma che nasconde alcune ombre. First Cisl nota che la direttiva CRD4, confluita nella normativa di vigilanza di Banca d’Italia, ha posto molta attenzione alla materia delle remunerazioni, in quanto ‘le carenze del governo societario in una serie di enti hanno contribuito a un’assunzione di rischio eccessiva e imprudente nel settore bancario che ha portato al fallimento di singoli enti e a problemi sistemici negli Stati membri a livello mondiale’. Di conseguenza nella normativa di vigilanza in vigore si afferma che nell’interesse di tutti gli stakeholder i sistemi di remunerazione devono essere collegati con i risultati aziendali, opportunamente corretti per tener conto di tutti i rischi”.

La proposta di Fisrt Cisl viene presentata dal segretario generale Giulio Romani: “Nei compensi dei manager si deve distinguere tra quota fissa, che oggi è assolutamente preponderante, ma che dovrebbe invece essere limitata a cifre più basse, e quota variabile, che andrebbe agganciata a dei fattori di produzione di reddito sociale, come la qualità del credito, la sua prevalente distribuzione a famiglie e pmi. La nostra ipotesi di lavoro è che il salario dei manager sia composto per un terzo da una cifra fissa e per la parte restante da due quote variabili correlate rispettivamente alla produttività e ai benefici sociali prodotti dalla banca”.

Come far rispettare questi vincoli? “Con una legge – sostiene Romani – che ne preveda l’obbligo per l’emissione di prodotti finanziari, per la quotazione in borsa o ancora più radicalmente per mantenere la licenza bancaria. L’auspicio è che il legislatore consideri l’urgenza di un intervento in tal senso, del resto già sollecitato dalla nostra proposta di legge del 2013, sottoscritta da 120 mila cittadini italiani e tuttora non esaminata dalla commissione Finanze”.