Desertificazione bancaria, grande risalto della stampa ai dati First Cisl. Colombani: chiusure insostenibili

First Cisl, attraverso l’analisi della Fondazione Fiba, certifica il costante ritirarsi delle banche che abbandonano i territori, incuranti delle ricadute sociali e del disservizio provocato ai residenti delle aree oggetto di disimpegno. I dati dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria sono eloquenti e, considerato l’impatto, hanno ricevuto grande copertura dalla stampa.

La quasi totalità delle testate ha rilanciato le risultanze aggiornate che vengono completate dall’Ipd (Indicatore di desertificazione provinciale, ndr) e le considerazioni del segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, per il quale è «insostenibile il ritmo delle chiusure» che nel 2023 ha visto cessare l’attività di altri 593 sportelli. “Sempre più comuni senza la filiale bancaria, sono oltre 3.200” titola Ansa. “Banche: First Cisl, trovare sportello è più facile a Barletta che a Milano, ecco mappa province” è l’impostazione di AdnKronos.  Per Askanews “Banche, First Cisl: nel 2023 chiuse altre 593 filiali, male le grandi città”. Agi spiega “Perché non si trova più uno sportello bancario” mentre la giornalista de Il Sole 24 OreCristina Casadei, inserisce nel sommario del suo servizio il nuovo indicatore provinciale scrivendo: “La First Cisl crea un indice che sintetizza il ritiro fisico delle banche dai territori: il Sud resiste”.

Anche la Repubblica evidenzia come ci siano “Sempre meno banche nei Comuni italiani. Nel primo semestre chiuse 600 filiali”. Per il Corriere della Sera “Banche, trovare uno sportello è più facile a Barletta che a Milano, la mappa”. La Stampa evidenzia come “Salgono i comuni senza filiali bancarie. Ora sono 3.200 per 4,2 milioni di italiani”. Non tanto dissimile la visione di Avvenire e de Il Giornale che rispettivamente titolano “Sempre meno gli sportelli bancari: 3.200 comuni ne sono privi” e “Filiali bancarie, sempre di più i comuni dove non sono presenti”. Huffington post lancia l’allarme servizi: “Oddio non c’è più il bancomat. Sono 3.200 i comuni italiani senza una filiale”. Il Riformista da ancora più forza ai disservizi cui andranno incontro gli utenti “Banche addio, le filiali lasciano i cittadini senza sportelli. Oltre 4,2 milioni di persone”. Stesso titolo per Il Messaggero e Il Mattino: “Bancomat addio: in 3.200 comuni nessun sportello. Le province più sguarnite”. L’agenzia di stampa Audiopress si domanda “Perché non si trova più uno sportello bancario”, così come Il Corriere Nazionale che sottotitola “Il disimpegno delle banche dai territori non è però un fenomeno uniforme e riserva infatti alcune sorprese: a Barletta o a Grosseto è più facile imbattersi in una filiale che a Milano o a Roma”. Su CuoreEconomico “Fondazione Fiba: 4,2 milioni di italiani e 3.200 comuni senza sportelli più bancari”, mentre Economy, nel servizio di Sergio Luciano, titola “Sos banche locali, il 24,1% dei comuni non ha più nessuno sportello”.

Anche per la Voce “Sportelli bancari assenti in 3.200 comuni italiani” così come per FortuneBusiness24 e Terranostra che rispettivamente scrivono “Sparite le filiali bancarie in 3.200 piccoli comuni d’Italia”, “Oltre 3.200 senza un filiale bancaria” e “Bancomat addio, in 3.200 comuni nessuno sportello”. Riflettono la stessa constatazione sul fatto che “Sempre più comuni sono senza filiale bancaria” il Quotidiano NazionaleTiscali NewsIl Denaro L’Adige, BresciaoggiIl nuovo TrentinoIl Giornale di VicenzaL’ArenaLa SiciliaLa Prealpina, il Corriere dello SportTuttoSportFirstonline e Agenpress valorizzano un dato che fa riflettere: “Desertificazione bancaria in Italia: più di 3.200 Comuni privi di filiale. Più facile trovare uno sportello a Barletta che a Milano”. Anche per Italy24Press “Filiali bancarie, Barletta batte Milano. Anche Roma e Napoli fanno peggio”. Per Umbria Journal “Aumenta il numero di comuni senza filiale bancaria in Italia”. Il sito di Head Topics mette in evidenzia l’allarmante dato delle chiusure della prima parte dell’anno: “In Italia chiuse quasi 600 filiali bancarie dall’inizio dell’anno”. Per Lo Spiffero “Oltre 3mila comuni senza banca”. Per Borderline24 le “Filiali di banca sempre più ‘miraggio’: a mancare anche i bancomat”. Intermedia Channel titola “Le banche continuano a chiudere filiali. Oltre 3.200 comuni italiani senza uno sportello bancario”.

La rassegna stampa prosegue con titoli ancor più analitici dei territori nei quali la decisione degli istituti bancari di disimpegnarsi produce effetti deleteri per le comunità sociali economiche residenti nei luoghi di chiusura delle filiali. Il Corriere Adriatico titola: “Bancomat addio: in 3.200 Comuni nessun sportello bancario. E le Marche hanno un triste record”. Stessa impostazione per Il Gazzettino che fornisce il quadro delle province più sguarnite di filiali. Anche A Napoli le banche lasciano “sempre più difficile trovare uno sportello” scrive NapoliToday mentre per Torino Cronaca “Il 62% dei comuni è senza banche. Ora se ne vanno anche dalle città”. Il Secolo XIX evidenzia che in “Liguria, 127 senza una banca”. La rassegna dei titoli prosegue con Umbria24 “Banche, in Umbria si intensifica la desertificazione”, La Voce di Mantova: “Banche in via d’estinzione ma a Mantova gli sportelli resistono”. L’Edicola del Sud “Addio alle banche fisiche. Resistono Brindisi e Bat”,  Il T Quotidiano “Desertificazione degli sportelli ma il Sud resiste”, La Provincia di Lecco: “Gli istituti di credito non fermano la fuga dai piccoli comuni”. L’edizione grossetana de Il Tirreno sottolinea il dato eclatante per il territorio maremmano e scrive: “Sportelli bancari: la Maremma resiste e guida la classifica dei servizi attivi. Analisi della Fondazione Fiba sulla ‘desertificazione’”. Il Nuovo Molise titola: “Il Molise sbancato. Il primato italiano per la carenza di sportelli bancari in regione. La desertificazione bancaria nelle province di Campobasso e Isernia. Per il Corriere della Calabria “Banche, in Italia chiudono sempre più filiali. Calabria in fondo alla classifica. Appaiate all’ultimo posto Vibo Valentia e Isernia, precedute da Campobasso e Cosenza”, mentre “Sportelli bancari, Barletta batte Milano. Fanno peggio anche Roma e Napoli” si legge su Manfredoniatv. Sul Corriere dell’Umbria campeggia “Comuni senza banche. In Umbria uno su tre privo di uno sportello”, dove si sottolinea che “In sei mesi perdono il servizio altri 9mila utenti”. Infine, stesso titolo per La Nuova Ferrara e La Gazzetta di Modena che chiudono la rassegna: “Gli sportelli bancari sempre più un miraggio. Nei primi sei mesi del 2023 chiuse 600 filiali. Marche e Lombardia le regioni messe peggio, Umbria e Veneto le più virtuose”.

Tutti i citati organi di stampa hanno riportato ampi stralci del report dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria della Fondazione Fiba, completando i loro servizio con il rilancio delle considerazioni del segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani.

“Trovare uno sportello bancario sta diventando sempre più difficile. Non solo nei piccoli centri o nelle aree montane, ma anche nelle grandi città. Il disimpegno delle banche dai territori – evidenziano le testate giornalistiche – non è però un fenomeno uniforme e riserva infatti alcune sorprese: a Barletta o a Grosseto è più facile imbattersi in una filiale che a Milano o a Roma”.

L’elaborazione dell’indicatore Ipd (Indicatore di desertificazione provinciale, ndr) evidenzia che il Sud resiste alle copiose chiusure mentre la grandi città soffrono. “Al vertice, con lo stesso punteggio, ci sono Barletta-Andria-Trani e Brindisi (Puglia), Grosseto e Pisa (Toscana), Ravenna e Reggio Emilia (Emilia Romagna) e Ragusa (Sicilia). In queste sette province nessun comune è rimasto senza sportelli bancari. Sul secondo gradino ci sono Bari (Puglia) e Livorno (Toscana). Al terzo posto troviamo Mantova (Lombardia), al quarto Siena (Toscana) e Venezia (Veneto), al quinto Modena (Emilia Romagna).  Per trovare le grandi città, dove, con l’eccezione di Mps, hanno sede i maggiori gruppi bancari, bisogna scendere alla 16° piazza, occupata da Milano. Trento, sede del gruppo del credito cooperativo Ccb, è 19°. Staccate Roma (34°) e Napoli (41°). Il fondo della graduatoria è occupato da Calabria e Molise. All’ultimo posto, appaiate, Vibo Valentia e Isernia, precedute da Campobasso e Cosenza. Rieti (Lazio), Verbano-Cusio-Ossola (Piemonte), Aosta (Valle d’Aosta), Avellino (Campania), Reggio Calabria e Catanzaro (Calabria) completano il quadro delle dieci province più desertificate (qui la classifica completa)”.

Il dato finale è che “nei primi sei mesi dell’anno si conferma la tendenza delle banche italiane a diminuire la loro presenza sui territori. Sono state chiuse 593 filiali e i comuni “desertificati”, senza sportelli sul loro territorio, sono cresciuti ulteriormente (+ 2,9%). Aumenta di conseguenza il numero delle persone (+ 270mila, oltre 4,2 milioni in totale) e delle imprese (+ 17mila, 249mila in totale) che non hanno accesso ai servizi bancari nel comune di residenza. Confrontando i numeri con quelli relativi alla fine del 2022, emerge che nel primo semestre del 2023 la desertificazione è avanzata più velocemente nelle Marche (- 5%), in Lombardia (- 3,9%), Sicilia (- 3,6%), Lazio (- 2,9%), Umbria e Veneto (- 2,6%)”.

Sull’analisi è intervenuto il segretario di First Cisl, Riccardo Colombani: «I dati mostrano che la desertificazione bancaria ha colpito le province italiane in modo molto difforme. All’interno delle stesse regioni si registrano differenze marcate, mentre le grandi città, contrariamente alle attese, restano tutte fuori dalle prime posizioni. Inoltre alcune province del Sud, nonostante la fuga delle grandi banche, mostrano una sorprendente resilienza e si installano al vertice della graduatoria».

Per il leader dei bancari della Cisl «in generale, le realtà che occupano i primi posti si contraddistinguono per il radicamento delle piccole banche, che con il rialzo dei tassi d’interesse vedono premiato il loro modello di business incentrato sulla territorialità e sull’erogazione del credito. È un’ulteriore conferma che la biodiversità bancaria non è un costo, ma una ricchezza, soprattutto in un contesto che vede le grandi banche continuare a chiudere filiali: quasi 600 solo nei primi mesi del 2023. Un ritmo insostenibile – conclude Colombani – che mette a rischio l’economia dei territori e la coesione sociale».

 

Qui il pdf con le tabelle esplicative

Qui tutti i dati e i grafici descrittivi della desertificazione bancaria in Italia, a cura di Fondazione Fiba