Smart working, fattore positivo da migliorare

In occasione del Festa del Lavoro del Primo Maggio, la CISL di Milano ha organizzato con le altre confederazioni milanesi, presso “Studio 98”, un evento in streaming trasmesso da Radio Popolare.

A margine dell’evento sono stati realizzati alcuni collegamenti in diretta con l’emittente televisiva La7 dove, sul tema dello smart working, è intervenuta la segretaria First Cisl Milano Metropoli Maddalena Acquaviti.

“Dopo oltre un anno di sperimentazione forzata – ha commentato Acquaviti – siamo in grado di fare una valutazione in merito a cosa sia o non siamo lo smart working. Quali siano gli aspetti positivi e quali quelli che possono determinare dei rischi. Quello che stiamo adottando non è smart working: manca il requisito di volontarietà espresso direttamente dal lavoratore e, in particolare, l’accordo individuale lavoratore/azienda. Resta comunque un fattore positivo, ovvero l’occasione di una sperimentazione collettiva che in passato molte aziende erano restie ad attuare”

La legge che regola lo smart working è la 81 del 2017 e prevede che il lavoro agile sia regolato da accordi individuali che devono prevedere il diritto di disconnessione e la parità retributiva. Al momento si deroga all’obbligo degli accordi individuali in nome dell‘emergenza fino alla fine di luglio.

Dopo posto l’accento sul tema degli orari di lavoro, che rischiano di saltare completamente con invasioni continue nella sfera privata, non consentendo di esercitare il diritto alla disconnessione e di avere adeguati momenti di riposo, in merito alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro Acquaviti ha sottolineato come “un lavoratore in smart working, benché operi da casa, sta comunque lavorando e non può occuparsi contemporaneamente dei carichi di cura. Lo smart working non è e non deve essere un sostituto dei servizi, già carenti, a sostegno delle famiglie.”

Comunicazione First Cisl Milano Metropoli