12 maggio. La vita ai tempi del Covid-19

La storia dell’uomo è strettamente legata a quella dello sviluppo tecnologico. Le innovazioni che si sono susseguite e aggiunte nel corso del tempo, dalla ruota in poi, ci hanno consentito di raggiungere l’attuale livello di sviluppo. Nonostante questo indiscutibile riconoscimento che dobbiamo alla scienza e alla tecnica, il nostro rapporto con la tecnologia è spesso conflittuale: come utenti la adoriamo perché ci facilita la vita, come lavoratori spesso la contrastiamo perché la consideriamo un pericolo. Non si tratta, però, di un bivio davanti a cui fare una scelta esclusiva, se prendere la pillola blu o la rossa, attraversare la porta di destra o quella di sinistra. Si tratta, invece, di trovare un bilanciamento. Siamo come funamboli continuamente in bilico fra una posizione e l’altra e riusciamo a mantenerci sulla sottile linea di equilibrio quando siamo nelle condizioni di mettere la tecnologia a servizio delle persone sfruttandone ogni possibilità e manovrandola consapevolmente. Al contrario può diventare una minaccia quando ne siamo strumenti inconsapevoli, ignari dei meccanismi e delle logiche secondo cui opera.

Nel corso di questi ultimi anni abbiamo assistito ad un rapido processo di digitalizzazione di cui abbiamo evidenziato i rischi. Abbiamo visto ridurre filiali, agenzie e alcune professionalità, soprattutto quelle legate a lavori più ripetitivi o a basso valore aggiunto, il più delle volte non tanto a vantaggio della qualità del servizio quanto della mera riduzione dei costi. Abbiamo denunciato l’invasività degli strumenti informatici e la difficoltà di gestire tempi spesso poco compatibili con quelli umani che abbiamo tentato di ristabilire introducendo principi come il diritto alla disconnessione. Tuttavia è innegabile che anche grazie agli strumenti di cui disponiamo oggi se questo periodo può essere meno pesante di come lo sarebbe stato solo 50 anni fa. Ed eccoci ancora una volta a muoverci su quella invisibile linea funambolica.

La tecnologia ci sta rendendo più agevole lo svolgimento dell’attività lavorativa ma anche l’accesso ai beni essenziali nonché la gestione del tempo di riposo e le relazioni interpersonali. Certo non potrà mai sostituire la presenza fisica e il calore di un bacio o un abbraccio vero ma ci aiuta a restare comunque in contatto e avere una socialità che diversamente avremmo perso.

La banda larga, la fibra e le vpn ci stanno permettendo di lavorare da casa ma anche di ordinare la spesa, i pasti e i farmaci online ricevendoli a casa senza dover uscire. Non dimentichiamo, tuttavia, che, per permettere a noi di ridurre gli spostamenti, il numero di persone in circolazione e, di conseguenza, le occasioni di contagio, ci sono tanti altri lavoratori che si muovono per consegnarci la merce ordinata. A loro che sono in giro per permettere a noi di farlo il meno possibile deve andare il nostro ringraziamento. https://www.cislmilano.it/dettagli_articolo/9758/Il-Tar-accoglie-il-ricorso-del-sindacato-sull-e-commerce

Forse stiamo imparando ad utilizzare anche i social in maniera diversa. Se finora sono stati soprattutto il luogo dove riversare qualunque pensiero ci passasse per la mente (ammettiamolo, spesso il peggiore possibile) e ricettacolo principale di fake news, abbiamo scoperto che possiamo assistere con le dirette facebook o instagram a eventi e spettacoli, che le app ci permettono di organizzare feste, aperitivi e caffè ma anche che possiamo fare sport dal soggiorno di casa grazie a un assistente online. È banale ma, insomma, la tecnologia è cattiva quando ne facciamo un uso cattivo, altrimenti, dobbiamo riconoscerlo, ci sta rendendo tutto più facile, per quanto possa essere facile qualcosa in questo periodo storico.

Probabilmente questa pandemia sta già ridisegnando le nostre priorità di famiglie e individui, il nostro modo di relazionarci l’uno con l’altro. Sta modificando i nostri consumi e quasi certamente lo farà in modo permanente dando una forte spinta a quel processo di digitalizzazione che era già in atto.

Costretti dalla rapida accelerazione data dagli eventi, possiamo cogliere l’occasione per entrare in una fase più responsabile dell’utilizzo di internet. Come utenti possiamo sforzarci di informarci e formarci sugli strumenti che utilizziamo. Non è necessario essere appassionati di informatica ma è già utile attenersi a qualche semplice regola come verificare le autorizzazioni richieste dalle app che scarichiamo e a quali dati permettiamo loro di accedere (se un app o un servizio è gratuito probabilmente il guadagno è dato dai nostri dati), prendersi il tempo di verificare le fonti e la loro affidabilità prima distribuire un’informazione e chiederci non solo se è vera o falsa ma anche se può esserci l’interesse personalistico di qualcuno a farla circolare, ricordare che la rete ha una memoria formidabile e che ogni nostra azione è registrata e analizzata al fine di tracciare un nostro profilo digitale, assicurarsi, per quanto sia banale, di non violare la legge per esempio diffondendo informazioni private di altre persone o enti e, infine, utilizzare un linguaggio rispettoso.

E così cambierà, sta già cambiando, il mondo del lavoro che, anche nei nostri settori, richiederà nuovi modelli organizzativi e figure specialistiche in campo informatico in particolare nell’ambito della cyber security, della revisione dei processi informatici, del data analyst, dello sviluppo e gestione di reti, del supporto informatico, della digital education.

Resta tuttavia un tema di accesso alla tecnologia che non è sempre alla portata di tutti per esempio non lo è per le persone indigenti che non hanno le risorse economiche ma anche per le persone anziane che hanno scarsa dimestichezza con gli strumenti informatici. La tecnologia può essere molto preziosa e utile, come dicevamo, quando è a servizio delle persone ma non è trascurabile il rischio di un divario enorme che può aprirsi fra chi può accedere e chi non può farlo (quelli bravi lo chiamano digital divide) lasciando indietro proprio chi potrebbe averne maggiormente bisogno. Per scongiurare questo rischio sono necessarie strumentazioni idonee a disposizione di tutti legate ad una adeguata formazione (tecnica, comportamentale, normativa).

Il comune di Milano aiuta gli anziani a ridurre il divario digitale https://www.comune.milano.it/-/milano-aiuta.-da-oggi-130-digital-angel-a-supporto-degli-over-65-grazie-allo-020202

e mette a disposizione un app per fare la spesa https://www.comune.milano.it/-/milano-aiuta.-arriva-l-app-per-la-spesa-a-domicilio

La Comunicazione FIRST CISL di Milano Metropoli