10 aprile. La vita ai tempi del Covid-19

Il tempo si preannuncia bello per questo fine settimana. Sarà una Pasqua all’insegna del sole e delle temperature miti in tutta Italia. Fossimo stati in un altro periodo della nostra vita avremmo probabilmente organizzato una gita di pasquetta in campagna o al mare, in compagnia di amici o familiari, con i piatti tradizionali di ogni regione. Questa volta, invece, i più temerari organizzeranno tutt’al più un pic-nic più sul pavimento della cucina e i più fortunati in terrazza.

La raccomandazione per tutti resta, comunque, quella di non uscire assolutamente, nonostante il bel tempo. Anche l’OMS si raccomanda di non abbassare la guardia ma anzi di triplicare gli sforzi, che non è ancora il momento di tornare alla normalità perché correremmo il rischio di vanificare tutti gli sforzi fatti fin qui. Arriverà il tempo di tornare all’aperto e godere l’aria fresca, mettere i piedi nell’acqua del mare, respirare l’odore delle conifere, riversarsi per strada per una passeggiata pomeridiana o per un gelato. Adesso è il tempo della pazienza e dell’attesa di momenti migliori.

Un’infermiera ci ha raccontato: “a livello fisico è stremante stare tutte quelle ore bardati dalla testa ai piedi, sudare, sentirsi ingombranti, avere voglia di togliersi quella maschera che dà un sacco di prurito per poter respirare, per potersi grattare, per stropicciarsi gli occhi, magari starnutire e non potersi soffiare il naso perché se no è finita. E a livello mentale è stressante dover stare attenti a tutti i passaggi sporco-pulito per non contaminarsi. Per il momento abbiamo tutti pazienti anziani Covid, ma abbastanza stabili. Il fatto che siano anziani chiaramente implica anche il trattamento di tante altre patologie di base, cardiopatie, scompensi, disorientamento spazio-temporale ecc, ma per ora riusciamo a gestirli…

Per contro ci sono cose che ripagano tutta la fatica fatta. Togliere l’ossigenoterapia a un paziente perché inizia a respirare meglio, comunicare a un vecchietto che per il secondo giorno consecutivo il tampone risulta negativo, far vedere il marito e i figli in videochiamata a una signora che fino al giorno prima era intubata in terapia intensiva o salutare un paziente che torna a casa, se in un contesto normale sono fonte di gioia, qui valgono il doppio!

 A nessuno, credente o meno, può sfuggire quanto, in questo particolare momento, il simbolismo della resurrezione pasquale possa essere forte. Chi si è ammalato di Covid-19 ed è guarito, tornando sia letteralmente che metaforicamente a respirare, si sente davvero miracolato come se fosse tornato a vivere. Tutti stiamo vivendo un dolore da cui potremo, speriamo presto, tornare a una nuova vita. In questa notte buia abbiamo bisogno di vedere all’orizzonte il cielo che schiarisce e la luce di una nuova alba.

Ci sarà chi meglio di noi troverà le parole giuste per parlare di resurrezione in questa Pasqua ma permetteteci, nel nostro piccolo, di augurare a tutti voi e alle vostre famiglie di portarvi dentro e di diffondere la scintilla della speranza di una vita nuova.

È la speranza una creatura alata

È la “speranza” una creatura alata
che si annida nell’anima
e canta melodie senza parole
senza smettere mai.

E la senti dolcissima nel vento
e ben aspra dev’essere la tempesta
che valga a spaventare il tenue uccello
che tanti riscaldò.

Nella landa più gelida l’ho udita
sui più remoti mari
ma nemmeno all’estremo del bisogno
ha voluto una briciola da me.

Emily Dickinson

Abbiamo raccontato le tante cose accadute in questi giorni e tante ne sono accadute anche ieri ma permetteteci oggi di non ricordarle e scegliere il silenzio. Le troveremo ancora lì martedì quando ci ritroveremo anche noi.

 La Comunicazione FIRST CISL di Milano Metropoli