Scuola Popolare Antimafia, a Bergamo il prof. Nando della Chiesa

La Scuola Popolare Antimafia, ormai alla sua terza edizione, apre le porte a Bergamo e Brescia, Capitale italiana della cultura, con sette serate “popolari” sul tema delle mafie, condotte da accademici e studiosi dei fenomeni mafiosi e criminali in Italia.

Il Prof. Nando dalla Chiesa, nella sua presentazione, che qui provo a riassumere brevemente, con grande competenza, lucidità e umanità ha ricordato che solo riportando all’attenzione pubblica questa tematica è possibile eliminare i luoghi comuni, sfatare i falsi dogmi, liberare vecchi pensieri, vecchie credenze e creare una cultura della legalità che si favorisce attraverso il coinvolgimento dei ragazzi e dei cittadini.

Il rischio maggiore che si incorre nel trattare questa tematica è di cadere in luoghi comuni che si formano nel vivere quotidiano e che, nel tempo, creano una falsa rappresentazione della realtà.

Tutte le mafie sono centri di potere che cercano di esercitare una giurisdizione parallela e contrapposta allo Stato, sullo stesso territorio.

Le mafie non stanno sul territorio, ma sono nel territorio, regolano affari, affetti, matrimoni, dispute, riempiono gli spazi vuoti e cercano di svuotare quelli che le istituzioni presidiano.

L’ obiettivo delle mafie è il potere, il comando nel territorio; il profitto economico è solo un ulteriore elemento, ma non è quello principale, è un mezzo ma non un fine. Le mafie contendono il potere allo Stato usando tutte le risorse a loro disposizione, in particolare le relazioni individuali e la profonda conoscenza dell’animo umano del singolo, la cosiddetta “sapienza mafiosa”, che viene misurata con parametri diversi da quelli comuni (scolarità, ruolo sociale…). Questo elemento è di particolare interesse, ha sottolineato il Professore, in quanto le mafie capiranno chi sono i soggetti “avvicinabili”, ma non potranno mai prevedere i movimenti della collettività se realmente libera e scevra da false convinzioni.

È pertanto fondamentale uscire dalla trappola delle false credenze e degli stereotipi sulla mafia, che inconsapevolmente ci portano ad una nuova forma di rimozione dell’evento autoconvincendoci che le sue maglie siano ad appannaggio di un mondo a noi lontano.

Posso ribellarmi alla mafia solo se mi ribello a me stesso

e ai miei falsi paradigmi

 Il modello mafioso è articolato su quattro elementi:

  • controllo del territorio, in una logica di contrapposizione allo Stato;
  • rapporti di dipendenza personali, a seguito di interventi clientelari (assunzioni, promozioni, “interessamenti” di varia natura da parte del potere criminale, a favore del singolo che, a vita, si sentirà, o verrà condotto, ad essere dipendente dal potere malavitoso);
  • violenza come suprema regolatrice dei conflitti. È un potere “superiore” perché usa la violenza, fisica, o anche solo evocata, ma molto efficace;
  • rapporti organici con la politica: la mafia non riceve ordini da nessuno, offre “servizi” che devono essere “ricompensati” e vuole comandare la politica per determinarne scelte e indirizzi.

Una serata unica, una grande occasione per incontrare una persona speciale, il prof. dalla Chiesa, che ha accompagnato i tanti presenti in un percorso umano, storico, valoriale, simbolico, politico, sulla mafia, in particolare su quella siciliana, offrendo prospettive e chiavi di lettura nel solco del pensiero di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

 La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. (Giovanni Falcone).

 Andrea Battistini
Segretario generale First Cisl Lombardia

 

Allegato:  Battistini – Introduzione a Cosa Nostra