Andrea Battistini, 25 Aprile: tra passato, presente e futuro

La Festa della Liberazione dal nazifascismo è un’importante ricorrenza per trasmettere alle nuove generazioni la memoria della nostra storia contemporanea e mantenere vivi i nostri valori, riconosciuti e garantiti dalla carta costituzionale: democrazia, libertà, uguaglianza e solidarietà.

Valori che non dovrebbero mai essere dati per scontati, in particolare in un periodo storico come questo caratterizzato da nuove sfide globali, guerre, carestie, violazione dei diritti umani, autocrazie in molte parti del mondo, anche in Europa.

Valori che possono essere difesi e garantiti se, oltre alla memoria, si condivide, costruisce e diffonde un’idea e una prospettiva di futuro comune che non può più limitarsi ai confini nazionali.

Pertanto, non si può parlare di 25 Aprile, se lo si vuole rendere attuale nei suoi valori identitari, senza parlare di Europa e di quel progetto, quella visione, che già nel 1941 immaginava gli Stati Uniti d’Europa.

Autorevoli, e condivisibili, sono i richiami che da più parti invitano a rafforzare e considerare l’Unione europea da una prospettiva che non sia solo geografica, ma di comuni valori, identità e futuro: dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a Mario Draghi, a Papa Francesco che invita l’Europa a ritrovarsi ed essere se stessa.

La speranza è che questa giornata non sia un’occasione per alimentare ulteriori divisioni, come purtroppo è già accaduto anche nel recente passato, o strumentalizzazioni, ma un’opportunità per ripensare al nostro futuro, facendo tesoro della nostra storia.

Un futuro comune, non solo nazionale, che ha origine da una visione che nasce in uno dei momenti più bui della nostra storia.

Spinelli è autore, insieme a Ernesto Rossi, del Manifesto di Ventotene, redatto nel 1941 mentre si trovavano al confino come oppositori del regime fascista e considerato uno dei testi fondanti dell’Unione europea.

Il Prof. Mario Albertini (I Quaderni di Ventotene – Istituto di Studi Federalisti «Altiero Spinelli» Ventotene, 1991) sosteneva che “nonostante il carattere sempre più unitario del processo storico, che rende il mondo sempre più uno, l’intero processo politico, è mal guidato dalla classe politica e resta quasi esclusivamente finalizzato ai soli cambiamenti da introdurre nella propria nazione, come se ciò bastasse anche per risolvere i grandi e drammatici problemi di dimensione continentale e mondiale. Persino la pace in questa prospettiva è concepita come un obiettivo perseguibile con una pura e semplice sommatoria di politiche nazionali.
Spinelli si è collocato sul versante opposto.
Quando, alla fine della seconda guerra mondiale, si trattò di scegliere l’orientamento con il quale preparare il futuro, i partiti indicarono la via nazionale e scelsero come obiettivo prioritario la ricostruzione delle nazioni.
Spinelli, praticamente solo, indicò la via europea e scelse come obiettivo prioritario la costruzione dell’Europa, da perseguire non con i procedimenti della politica estera, ma con una lotta democratica di carattere soprannazionale e costituzionale.
Aveva combattuto il fascismo e per questo era stato in prigione; non era venuto a patti con nessuno, era pronto a battersi da solo, e lanciò la sua sfida.”

I fatti hanno permesso di constatare che il superamento dei confini nazionali è una scelta possibile, e necessaria.

La riflessione critica del Prof. Albertini sulla limitatezza e resistenza delle classi politiche nazionali ad ampliare la propria prospettiva e a ritrovare le proprie identità e valori in una dimensione sovranazionale, scevra da populismi e particolarismi opportunistici, è ancora purtroppo attuale.

L’Unione non mette in discussione i fondamenti dell’identità nazionale, come purtroppo viene spesso rappresentato da chi ha responsabilità politica, ma anzi la protegge a condizione che gli Stati non infrangano i principi che stanno alla base dei diritti umani e dell’equilibrio dei poteri.

La spinta verso l’Unione europea è scaturita dalla volontà di evitare gli orrori delle guerre che avevano colpito il mondo e l’Europa, specialmente nella prima metà del Ventesimo secolo.

Non lo dobbiamo, né possiamo, dimenticare.

Il 25 Aprile ci ricorda proprio questo, la storia ci indica la via.

Una via che stiamo percorrendo, anche se lentamente e con fatica.

Mahatma Gandhi diceva “Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo”, esortando le persone ad allargare la propria prospettiva verso obiettivi e possibilità di cambiamento che riguardino la collettività, promuovendo azioni che favoriscano la formazione di una coscienza collettiva.

Il nostro futuro è nelle nostre mani.

 

                Andrea Battistini
Segretario generale First Cisl Lombardia

 

Allegati: editoriale “25 Aprile: tra passato, presente e futuro”