1° Maggio, Battistini, Festa dei Lavoratori, dei diritti e del lavoro

Il senso del lavoro, come la sua organizzazione e la società, muta nel tempo: realizzazione del sé, contributo alla collettività, “scambio” retribuzione-prestazione lavorativa; la sua dimensione è multiforme, dipende dalle preferenze individuali, le scelte o necessità familiari, le condizioni date, il contesto.

Gli effetti della pandemia sul mondo del lavoro, nella drammaticità di quel periodo, in tempi brevissimi hanno forzatamente stravolto i modelli aziendali favorendo l’innovazione organizzativa in diversi settori produttivi.

Molte persone hanno avuto modo di riconsiderare le proprie condizioni di lavoro guardandole da una prospettiva diversa, si è rafforzata la dimensione conciliativa, oltre al senso e al valore del proprio tempo.

Lo dimostra l’alto turnover, in particolare tra i più giovani, sempre più lontani da modelli organizzativi verticali, rigidamente regolati nei tempi e luoghi di lavoro, gerarchici e spesso scarsamente coinvolgenti. Sono mutate le loro sensibilità che indirizzano verso scelte lavorative anche meno remunerative ma più adeguate ai nuovi bisogni e aspettative.

Una condizione che impone alle aziende un ripensamento nelle politiche per attrarre e trattenere i talenti e le professionalità, una sfida per il mondo della rappresentanza continuamente chiamata a innovare modelli e immaginare nuove soluzioni.

Parlare di lavoratori significa parlare di lavoro, e anche di chi il lavoro non lo ha, di chi si scoraggia e decide di non cercarlo, del lavoro precario, dello sfruttamento di tante categorie di lavoratori sottopagati o inquadrati in forme di lavoro autonomo, che di autonomo non hanno nulla, comandati da algoritmi e processi organizzativi tayloristici.

Occorre riflettere sulle diverse opportunità di partecipazione che il territorio nazionale ed europeo garantiscono, condizionate e determinate anche dalle scelte di investimento delle imprese e dei capitali e dagli effetti che queste producono in termini di disuguaglianze territoriali, geografiche, generazionali, di genere.

Bisogna parlare di cultura, di umanità del lavoro, nel lavoro, per il lavoro, al di fuori della cornice efficientistica-giuridico-economica nella quale si è talvolta tentati di ricondurre le discussioni relative alle tematiche lavoristiche.

La violazione dei diritti dei lavoratori, delle norme sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, con la scia di sangue e dolore che questa produce, le discriminazioni dirette o indirette di genere, l’esclusione di tanti giovani, impongono di riportare il lavoro al centro del dibattito politico e sociale per ridargli quella centralità e dignità che gli spetta, in una società che si ritiene moderna, democratica e inclusiva.

La ricorrenza del 1° Maggio ci ricorda questo, rafforza la dimensione collettiva e la coesione sociale che passano anche attraverso la coscienza comune sul valore del lavoro.

Buon 1° Maggio!

 

               Andrea Battistini
Segretario generale First Cisl Lombardia

 

Allegati: editoriale “1°Maggio: Festa dei Lavoratori, dei diritti e del lavoro”