Incontri idee&fatti, un altro disastro bancario

“La cosa più straordinaria, accaduta nel 2019 nel settore del credito, è che a fronte del record di licenziamenti di lavoratori bancari – circa 80.000 nel mondo rispetto al 2015, quando furono 91.448 – le banche italiane chiuderanno i bilanci in utile, superando i risultati del 2018, per molte i migliori di sempre.

Gli istituti europei sono stati protagonisti di oltre quattro quinti dei tagli complessivi, per l’esattezza l’82% del totale e l’Italia ha offerto un contributo notevole.

Il solo Unicredit ha annunciato nel suo piano   industriale   una   riduzione   di 8000 posti di lavoro entro il 2023, che confrontati   con   l’analisi   di   Bloomberg – che stima in 7.669 i “licenziamenti”  complessivi   negli   USA  lo scorso anno – rendono l’azienda italiana un gigante rispetto ai corrispettivi americani. Senza dimenticare che gli azionisti Unicredit, grazie al preventivato taglio di personale, si spartiranno 8 miliardi di utili!

Non si tratta però dell’unica banca che raccoglierà utili nel 2019, ci sono infatti altre 9 “colleghe” italiane.

Lo si legge in un articolo di metà dicembre su Repubblica che, citando Bloomberg, parla dei primi dieci istituti italiani che dovrebbero chiudere il 2019 sfiorando i 10,5 miliardi di utili, a fronte di una riduzione di personale, negli ultimi 5 anni, di circa 30.000 dipendenti.

Si tratta comunque di uscite volontarie, prepensionamenti, incentivi all’esodo e, non da ultima, Quota 100, oggetto di accordo sindacale già nel gruppo Bnp-Paribas (1.100 uscite), Ubi (67) e Carige (147).

L’analisi che effettua la giornalista di Repubblica, Vittoria Puledda, evidenzia però come la grossa fetta di utili se la spartiscano Unicredit e Intesa (circa 8 miliardi), mentre tutto il resto ha dimensioni ridotte, “forse troppo per resistere”.

Analisti meno ottimisti sottolineano come, guardando al costo del capitale, la redditività complessiva del sistema bancario sia comunque troppo bassa.

Non si accontentano mai!

Superato il periodo nero dell’ultima grande crisi, è oggi caccia di redditività e efficienza in un clima segnato non solo da incognite sul futuro dell’economia, ma da pressioni concorrenziali e profonde trasformazioni tecnologiche.

Il paradosso italiano utili/tagli del personale evidenzia come i risultati più lampanti del “cambiamento” del lavoro nel mondo del credito siano stati le dismissioni del personale, con investimenti irrisori nell’automazione e nella digitalizzazione.

Se tutti gli analisti sono infatti concordi nel ritenere che la riduzione dei costi e quindi i “licenziamenti” siano stati prevalentemente determinati da fenomeni come la Brexit, la guerra commerciale tra USA e Cina e l’andamento dei tassi di interessi negativo, è anche vero che “ancora non è arrivata in pieno l’onda lunga del Fintech”, come ha dichiarato Fabio Panetta, appena nominato membro del Comitato esecutivo della Bce.

Sono in arrivo trasformazioni “sostenute” nel mondo del credito e le nostre “banche festeggiano, ma festeggiano solo loro” – come afferma il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani  – “vogliamo   iniziare   a confrontarci   su   strategie   d’investimento e di sviluppo, non solo sulle ricadute   del   taglio   dei   costi   e   del ridimensionamento”.

La strage del lavoro in banca, in nome di produttività e risparmi sul personale, non è ammissibile che continui, appartenendo a un’epoca ormai  superata.

L’inevitabilità delle rivoluzioni tecnologiche, con ampio ricorso a innovazioni   quali   l’intelligenza   artificiale, impone ora una cambiamento vero e radicale, che punti a investimenti in grado di generare nuovi ricavi, attraverso il rilancio dell’unica risorsa insostituibile, quella umana.”; questo e tamto altro sul nuovo numero del periodico “Incontri idee&fatti”.

Comunicazione First Cisl Lombardia

Leggi “Incontri idee&fatti” n. 73