Danimarca, il sindacato nel FinTech, tra banca e assicurazione, le conclusioni di un progetto europeo

Dopo il primo contratto collettivo firmato in Danimarca con le aziende del settore fintech, il sindacato danese Finansforbundet ha concluso anche un importante progetto europeo in partnership con Uni Europa Finanza e con il finanziamento della Commissione europea, “How FinTech affects the financial sector and what the effects are on collective bargaining in the European financial sector”, con la  conferenza finale che a Copenaghen ha riunito sindacalisti, accademici, rappresentanti delle istituzioni europee e degli attori finanziari tradizionali e fintech.

Il fintech è tema centrale per le prospettive del settore bancario e assicurativo: è sufficiente guardare alle abitudini digitali consolidate dei clienti e agli obiettivi dichiarati nei piani industriali delle aziende finanziarie tradizionali per averne conferma; il sindacato, di conseguenza, sta sviluppando competenze ed iniziative per tutelare le lavoratrici e i lavoratori di un settore finanziario che presto potrebbe includere sia le attività bancarie e assicurative tradizionali sia quelle, appunto, innovative del fintech.

Quello che ancora non è chiaro, secondo i primi risultati del progetto, è il futuro del fintech, un settore in piena fase di espansione in buona parte dei paesi, ma dai contorni ancora sfumati. Vi troviamo infatti: un numero prevalente di start up e aziende di medio piccole dimensioni, in quasi tutte le realtà nazionali; poche aziende di dimensioni medio grandi, con un business maturo e solide dal punto di vista patrimoniale; redditività ancora tutta da dimostrare, per le caratteristiche intrinseche del fintech, spesso sviluppato per servizi, prodotti, operatività di nicchia e, di conseguenza, con numeri ridotti di clientela.

Con queste premesse, il rapporto con le banche e le assicurazioni tradizionali è ancora di odio-amore e il dilemma, irrisolto, è tra sviluppo interno di operatività concorrenti con quelle delle aziende fintech, una sorta di concorrenza di ritorno, e operazioni di merger e soprattutto acquisition, facilitate dalle ridotte dimensioni delle imprese fintech.

“Dal punto di vista sindacale, – ha dichiarato Luciano Malvolti, coordinatore internazionale First Cisl – l’attività di ricerca del progetto, condotta attraverso interviste on the field ai dipendenti delle aziende fintech, ha portato alla luce i dettagli occupazionali del settore, in parte noti, come le condizioni di lavoro mediamente buone e le retribuzioni elevate, in parte inaspettate, come la conferma dell’importanza del luogo fisico di lavoro e, quindi, delle relazioni collettive e, soprattutto, la composizione della forza lavoro, costituita in gran parte da giovani, in gran parte uomini”.

“Su questi temi – prosegue il coordinatore – il sindacato dovrà cercare di intercettare i bisogni e le aspettative dei dipendenti fintech e trasformarli in iniziative contrattuali collettive: da un lato le condizioni tipiche del lavoro altamente digitalizzato, privacy e data protection, algoritmi e intelligenza artificiale, diritto alla disconnessione, dall’altro le garanzie di condizioni lavorative, come orari di lavoro, work-life balance, welfare aziendale, che garantiscano opportunità veramente eque di occupazione e continuità lavorativa nel settore”.

“La precondizione rimane, però – conclude Malvolti – il consolidamento del settore fintech, con la crescita dimensionale delle aziende, che potrà portare a relazioni industriali strutturate, ma solo se opportunamente sostenuta da un approccio multistakeholder, come quello sperimentato con successo in Danimarca, il FinTechHUB, dove imprese, sindacato e istituzioni hanno saputo operare con l’obiettivo comune di sostenere lo sviluppo del settore fintech a vantaggio di consumatori, imprese e dipendenti .

Ulteriori informazioni sul progetto, le relazioni e le registrazioni degli eventi, sono disponibili sul sito web del progetto: www.fintechandtradeunions.com

Qui la relazione di sintesi finale in Italiano