Il progetto cashless tra incertezze normative e dubbi irrisolti

Dopo la fase pilota, che ha interessato la Direzione Regionale Milano Lombardia Ovest, il nuovo modello organizzativo e commerciale denominato “cashless” è stato esteso, a partire dal 20 ottobre, alle altre Direzioni Regionali, coinvolgendo complessivamente oltre 200 filiali.

Il progetto, così come concepito nelle intenzioni dell’azienda, ha riscontrato, già dalle fasi della presentazione, dubbi e perplessità evidenziate e discusse prima al tavolo sindacale, poi in Commissione Organizzazione Lavoro a seguito delle continue segnalazioni ricevute dai colleghi coinvolti sul campo nella fase sperimentale.

Secondo l’azienda il progetto dovrebbe consentire una evoluzione del ruolo di Gestore Clientela verso attività a maggiore contenuto relazionale e commerciale con un nuovo modello distributivo basato su due tipologie di intervento: la chiusura totale delle casse (operatività dirottata sugli sportelli automatici e su una “filiale di riferimento”) e la chiusura parziale delle casse (postazione tecnica operativa in giornate definite e utilizzo di un Gestore Clientela itinerante che copre più filiali a giorni alterni tramite missione e relativo rimborso delle spese).

Come spesso accaduto in passato in occasione della calata a terra di altri progetti, la realtà quotidiana ha subito dimostrato come tra il dire e il fare si inseriscano i problemi che ci trasciniamo da tempo come organici ridotti, attività più dispersive di quanto calcolato sulla carta, sistemi informatici in continua evoluzione ed effetti imprevisti a tavolino.

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