Violenza sulle donne, il peso delle parole e il ruolo del sindacato. Celebrato l’evento First Cisl.

“In fondo se l’è cercata”. Quante volte avete sentito dire questa frase? Nonostante i passi avanti fatti negli ultimi anni la violenza sulle donne resta un tratto della nostra società. Esiste e si nutre di stereotipi, ieri come oggi. La differenza è che, diversamente dal passato, oggi le parole corrono veloci sul web e sui social media.

Per questo First Cisl, celebrando la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ha deciso di puntare la sua attenzione sul linguaggio e sulle immagini che viaggiano in rete attraverso un seminario di approfondimento. Titolo eloquente: “Minimizzare fa male”. Perché in fondo il problema è proprio questo, specie quando si parla del mondo del lavoro: la sottovalutazione, consapevole o meno, del problema.

“Spesso si tratta di una violenza sottile e subdola – osserva la responsabile del Coordinamento nazionale donne Cisl Liliana Ocmin – che si esercita sulle vittime con il risultato, tra l’altro, di indurle all’autocolpevolizzazione. In questo meccanismo gioca chiaramente un ruolo importante la paura. Tuttavia, non vanno trascurate nemmeno quelle forme di discriminazione che prendono di mira la carriera o le scelte di leadership all’interno delle aziende: sono parte dello stesso problema”. In ogni caso per Ocmin è giusto ricordare che non partiamo da zero. Le conquiste degli ultimi anni, tradotte in documenti e testi legislativi, dalla Convezione di Istanbul all’Accordo quadro tra le parti sociali europee fino alla Convenzione Ilo, che attende di terminare l’iter di ratifica in Parlamento, rappresentano l’esito di un percorso positivo, che va però completato.

Un percorso che, nota Cinzia Frascheri, giuslavorista responsabile nazionale Cisl Salute e sicurezza sul lavoro, deve andare di pari passo con la maturazione culturale. La violenza di genere fa poco notizia quando colpisce sul lavoro. I media sono attratti dai casi clamorosi; così lo stillicidio di angherie quotidianamente perpetrate tra le scrivanie resta confinato in una zona d’ombra: “Eppure sappiano che le conseguenze psicologiche e sociali di questi atti sono pesantissime – spiega Frascheri – Non a caso il consumo di ansiolitici e droghe è in crescita costante”. Un punto di svolta, tuttavia, è stato l’adozione nel 2006 del Codice delle pari opportunità che ha rubricato le molestie tra le discriminazioni lesive dei diritti umani.

Il sindacato è stato tra gli attori fondamentali del cambiamento. Non solo perché ha saputo incidere a livello politico stimolando il dibattito e l’adozione di nuove norme, ma anche perché ha lavorato a fondo in tutti i settori dell’economia e nelle aziende. Prova ne sono, sottolinea la segretaria nazionale di First Cisl Sabrina Brezzo, le dichiarazioni congiunte e le intese firmate in vari comparti, dall’Abi ad Ania e AdeR per finire con quella, recentissima, conclusa con Federcasse. “È la dimostrazione – sostiene anche Elisabetta Artusio, responsabile della struttura nazionale First Cisl Donne e politiche di parità e di genere – che la nostra federazione in questi anni ha lavorato a fondo su questi temi e dovrà continuare a farlo in futuro”.

Dire che le parole contano non è uno slogan. Le parole sono lo specchio che riflette l’immagine che abbiamo del mondo. Ed è per questo, avverte Stefania Iannizzotto, collaboratrice dell’Accademia della Crusca, che non va sottovalutato il problema del linguaggio, il veicolo da cui passa “l’affermazione dell’importanza del lavoro delle donne”. Impiegare sempre il maschile per designare le qualifiche professionali, dice Iannizzotto, è un modo per nascondere la presenza delle donne. “Capita di frequente di imbattersi in battute di scherno sul femminile professionale: è sbagliato. Con l’utilizzo del femminile non si intende affermare un’ideologia ma riconoscere la presenza delle donne. Questa è la ragione per cui l’Accademia si impegna a fondo nella battaglia per il linguaggio di genere”.

Nell’epoca della comunicazione di massa un’attenzione speciale va dedicata ai “padroni delle parole”, i mass media. Sono loro, secondo Chiara Rollero, associata in psicologia sociale dell’Università di Torino, che decidono la gerarchia delle notizie e che quindi dettano l’agenda. Questo è vero sia per i media tradizionali che per i social media. Tanto i primi che i secondi sono il palcoscenico su cui si attua “quel processo di oggettivazione – afferma Rollero – che riduce le persone a merce”, primo passo di una sessualizzazione del corpo che degrada e svilisce le donne.

La rotta del sindacato, in queste acque difficili, non può che essere quella della “responsabilità”, riflette il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani, traendo le conclusioni del dibattito. “Dobbiamo essere responsabili e per questo abbiamo bisogno di una policy in materia di comunicazione. Il sindacato è un soggetto di trasformazione sociale e come tale deve svolgere un ruolo attivo, raccogliendo i suggerimenti degli esperti per poi tradurli in azione. Credo sia opportuno proporre all’organizzazione l’impegno a riscrivere secondo le linee del linguaggio di genere il nostro Statuto e il nostro Regolamento. Sarebbe il modo giusto – conclude Colombani – per riconoscere l’importanza del lavoro che le donne svolgono nel sindacato”.