25 aprile, Colombani, essere liberi nel modo più autentico è curarsi dell’altro

Care amiche, cari amici,

dall’inizio della storia repubblicana la Festa della Liberazione rappresenta un appuntamento fondamentale con la memoria, un momento di autentica partecipazione che riconnette l’intera comunità nazionale alle sue radici ideali.

Quest’anno non vedremo piazze piene; le celebrazioni che pur si terranno, con la presenza dei soli rappresentanti delle istituzioni, saranno avvolte inevitabilmente in un velo di tristezza. Sono però convinto che mai come in passato la ricorrenza del 25 aprile ci parli e ci interroghi. L’emergenza sanitaria sembra stringerci infatti in un paradosso: dovremmo festeggiare la libertà ritrovata in un momento in cui la libertà ci è negata. E negata non per un disegno visibile e tutto umano, impregnato di violenza e protervia ideologica come fu quello nazifascista, ma da un nemico invisibile e sfuggente, la cui forza è nell’assenza anziché in una presenza opprimente.

Un dilemma senza sbocchi, in apparenza. Credo però che proprio nella storia che si è dispiegata a partire dalla Liberazione stia la chiave per scioglierlo. La nostra Costituzione parla della salute come di “un fondamentale diritto individuale” e, insieme, “un interesse della collettività”. La verità di queste parole è più profonda di quanto possa sembrare a una prima lettura.

La persona con i suoi diritti non può mai considerarsi un’isola a sé; senza il legame con il continente di relazioni che dà vita al corpo sociale rischierebbe di andare alla deriva. Ciò non vale solo quando si tratta di affermare le nostre libertà, ma è vero anche, forse persino di più – come abbiamo imparato dolorosamente nelle ultime settimane – quando per il bene di tutti queste stesse libertà vengono momentaneamente compresse. Si può sacrificare la libertà per garantire la solidarietà, cooperando gli uni con gli altri per garantirci il valore più alto, quello alla vita. Si può essere liberi nel modo più autentico proprio nel momento in cui le circostanze esteriori fanno di noi dei prigionieri. Perché è solo nel curarsi dell’altro, nel sentirsi uniti in un destino comune, che si realizza il vero patriottismo, come avevano compreso gli italiani che hanno ricostruito il Paese dopo la tragedia della guerra.

Ringrazio tutti voi, donne e uomini di First, che giorno dopo giorno rendete testimonianza di questi valori con il vostro operato, e auguro a tutti voi e alle vostre famiglie una serena Festa della Liberazione.

Roma, 24 aprile 2020

Riccardo Colombani, segretario generale First Cisl