Incontri idee e fatti, aprire le menti

“Una battaglia lunga sei anni. Il 10 settembre Stacey Macken ha avuto giustizia: il foro di Londra l’ha decretata vincitrice di una causa per discriminazioni sessuali sul luogo di lavoro da lei intentata nel 2017 contro la locale filiale del gruppo bancario francese Bnp Paribas. La stessa in cui era entrata in veste di broker nel 2013, percependo uno stipendio annuale da 120 mila sterline. Salvo poi scoprire che un suo pari grado (maschio) era stato assunto per 160 mila appena qualche settimana più tardi, oltretutto con un monte bonus più sostanzioso.

Cadute nel vuoto le richieste di delucidazioni, per lei era iniziato il calvario. Il suo capo l’aveva soprannominata «Not now, Stacey». ogni volta che lei gli rivolgeva la parola e i colleghi le avevano fatto recapitare un cappello da strega in stile Halloween. La donna aveva quindi deciso di citare in giudizio l’azienda.

«Critiche costruttive»: così la banca aveva definito gli atti di bullismo subiti dalla sua dipendente. Quanto all’odioso soprannome, secondo la difesa veniva utilizzato «soltanto occasionalmente come mezzo per spiegarle che il capo era impegnato».

Non è stato dello stesso avviso il giudice James Tyler che ha definito il nomignolo «maleducato e sprezzante» e “atto intrinsecamente sessista…lasciare un cappello da strega sulla scrivania di una lavoratrice, in un ambiente di lavoro prevalentemente maschile”. Vinta la causa, Macken potrà ora incassare un lauto risarcimento.

La sua richiesta? Quattro milioni di sterline. Ma sull’importo effettivo il tribunale deve ancora esprimersi. Intanto, alle prese con un danno di immagine non indifferente, Bnp si è fin qui rifiutata di commentare la sentenza emessa a suo sfavore.”; questo e tanto altro sul periodico Incontri idee&fatti n. 70.

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