Abi, Colombani: con l’IA vanno valorizzate le persone, subito la Cabina di regia sul digitale

“L’impiego dell’intelligenza artificiale avrà effetti profondi sul settore bancario, sia per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro che i rapporti con la clientela. È fondamentale che le banche raccolgano la sfida dello sviluppo delle nuove tecnologie in una logica di responsabilità, promuovendo l’innovazione con spirito critico, secondo le parole di Papa Leone XIV ricordate dal Presidente Patuelli nella sua relazione”. Lo ha dichiarato il Segretario generale nazionale First Cisl Riccardo Colombani commentando, in occasione dell’assemblea annuale dell’Abi, la relazione del Presidente Antonio Patuelli.

“L’intelligenza artificiale può fornire un contributo rilevante all’emergere di nuove professionalità e all’aggiornamento delle competenze di chi lavora in banca. Perché ciò avvenga è necessario un approccio culturale che veda nella persona il centro e il fine dell’attività delle banche: l’intelligenza artificiale deve essere complementare al lavoro, non sostitutiva – ha proseguito Colombani – Ci aspettiamo quindi che le banche diano prova della stessa responsabilità e costruttività che il Presidente Abi ha riconosciuto nei comportamenti dei sindacati avviando al più presto i lavori della Cabina di regia sul digitale prevista dal contratto nazionale. Sarebbe il modo migliore di raccogliere il suggerimento ad investire sulle persone e sulle loro competenze formulato nel suo intervento dal Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta”.

“È inoltre essenziale che le banche non trascurino il monito del Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, che ricordando la pesante flessione del credito verificatasi dal 2011 le ha invitate a rimettere al centro il finanziamento dell’economia reale ed a fare sistema. Va promossa la canalizzazione del risparmio verso il tessuto produttivo, anche recuperando la presenza sui territori, senza fare affidamento solo sulla gestione della ricchezza finanziaria degli italiani, che determina alte commissioni ma scarsa utilità per il Paese, viste – ha concluso Colombani – le ridotte dimensioni del nostro mercato dei capitali”.