Colombani su Huffington Post: il futuro di Mps, una banca con azionariato stabile al servizio del Paese

La cessione del 15% di Banca Mps a investitori italiani affidabili rappresenta un’opportunità per consolidare un azionariato stabile e ridare centralità al sostegno ai territori, alle imprese e alle famiglie. Un’alternativa ai rischi di ulteriore concentrazione del sistema bancario e una chance per ridefinire il ruolo della finanza al servizio del Paese. Queste le considerazioni del Segretario generale First Cisl, Riccardo Colombani, nell’articolo pubblicato su Huffington Post:

Il futuro di Mps: una banca con azionariato stabile al servizio del Paese

L’operazione, da alcuni definita impeccabile, con cui il governo ha rispettato gli impegni assunti con l’Antitrust europeo collocando presso solidi investitori italiani un altro 15% dell’azionariato di Banca Monte dei Paschi di Siena, può consentire il definitivo rilancio della banca più antica al mondo, già risanata da tempo, consentendole di riconquistare quelle quote di mercato perdute per effetto del dimagrimento imposto dai commitment europei.

Si consideri, in proposito, che dato il Cet1 ratio alla fine dello scorso trimestre pari al 18,3%, il capitale in eccesso rispetto ai minimi regolamentari ammontava a ben 4,7 miliardi di euro. E la presenza dello Stato nel capitale nell’attuale o diversa misura – ammesso che questo sia consentito dall’accordo sottoscritto tra le istituzioni italiane ed europee o eventualmente per mezzo di nuove intese con la Directorate-General for Competition (Dg Comp) – potrebbe auspicabilmente permettere a Banca Mps di rafforzare il suo ruolo nei territori di tutto il Paese. Infatti, la rete commerciale di Rocca Salimbeni è ben distribuita: è presente nei comuni del Nord in una misura pari al 42% del totale delle presenze nei comuni di tutta Italia, contro il 54% di Intesa Sanpaolo, il 58% di Unicredit e ben il 79% di Banco Bpm. Magari, Mps potrebbe ritagliarsi un ruolo di polo aggregante per realtà di dimensioni minori, senza però ambire necessariamente al gigantismo, che è caratteristica empiricamente non necessaria, o comunque non sufficiente per l’imprescindibile stabilità di una banca. Basti ricordare che nella grande crisi globale finanziaria sono finite in dissesto banche di ogni dimensione, ma il problema ha riguardato soprattutto grandi banche.

Anche per questi motivi, si fatica a considerare utile per il sistema produttivo e per i risparmiatori il terzo polo ipotizzato tra Banco Bpm e Mps. In Italia, negli ultimi vent’anni, in base all’Henfirdahl-Hirschman index, la concentrazione del sistema bancario è triplicata, doppiando il grado di concentrazione del sistema tedesco e distaccando nettamente quello francese, che addirittura ha leggermente ridotto il grado di concentrazione nel periodo considerato. Siamo più avanti degli altri, dunque. È necessario accelerare ancora? Cui prodest, a chi giovano nuovi processi aggregativi nel nostro Paese di banche che mostrano solidità e redditività in grande smalto?

Sicuramente ulteriori concentrazioni non giovano all’occupazione del settore, che dal 2003 a oggi ha visto perdere 75.000 posti di lavoro in conseguenza anche delle fusioni. Non giovano alla diffusione della rete commerciale e quindi alla vicinanza delle banche ai territori, alle imprese e alle famiglie, perché ad ogni fusione si è accompagnata una riduzione della presenza fisica. Non giovano al credito alle imprese: un sistema “concentrato” rende più difficile la coesistenza di affidamenti agli stessi imprenditori da parte di più banche aggregate.

Gli ultimi conti trimestrali delle big 5 del mondo bancario italiano, ci raccontano di un sistema in salute, che macina ricavi e utili da record. Ma quei dati confermano anche un’allarmante contrazione del credito, al suo nono ribasso trimestrale consecutivo, che stride rispetto all’aumento del credito della media delle banche europee significant. Ecco, il timore è che la nascita di un terzo polo bancario possa accentuare questo trend.

Ritengo, invece, che l’operazione di cessione del 15% di Banca Mps ad azionisti affidabili, come Banco Bpm, Anima, Caltagirone e Delfin, potrà costituire un valore aggiunto per il sistema nella misura in cui si confermerà come operazione di consolidamento di un azionariato stabile, che permetta alla banca di svolgere una rinnovata azione di sostegno ai territori. Del resto, nella compagine sociale dello stesso Banco Bpm c’è una presenza significativa di Crédit Agricole Italia.

Mps deve mantenere le proprie integrità e identità, e la rete commerciale nel sud del Paese, per poter svolgere un servizio alla crescita del Paese oltre che al valore degli azionisti. Dovrà essere il pilastro di una correzione di rotta dell’intero sistema, aiutando a spostare il fulcro dell’agire delle banche dalla rincorsa alle trimestrali d’oro, da realizzare attraverso il focus sul risparmio gestito, ad azioni virtuose che sappiano stimolare gli investimenti dei sistemi produttivi, veicolare il risparmio sull’economia reale, rilanciare il credito a imprese e famiglie, per sostenere lo sviluppo del sistema Italia.

Qui l’articolo su Huffington Post