Banche, effetto Bce sui conti: volano gli utili. Colombani: ora va redistribuito il valore a tutti gli stakeholder

La salita dei tassi gonfia gli interessi netti e fa segnare utili record. Aumenta la produttività, scende ai minimi il costo del lavoro. Colombani: “La responsabilità sociale per le banche si realizza attraverso salari più alti contrattati collettivamente, depositi dei risparmiatori più remunerati e una fiscalità ordinaria che incentivi l’attuazione dei criteri Esg”

Conti record per i primi cinque gruppi bancari italiani nel primo trimestre 2023. Il risultato netto dell’aggregato arriva a 4,8 miliardi di euro (nel primo trimestre 2022 era di 1,6 mld), prefigurando per il 2023 un risultato di esercizio superiore a quello conseguito nel 2022. È quanto emerge dall’analisi condotta dal Comitato scientifico della Fondazione Fiba sui bilanci di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps e Bper.

Accelera la crescita degli interessi netti, con un eccezionale incremento rispetto al primo trimestre 2023, che supera il 50%, e con concrete aspettative di ulteriori aumenti nei trimestri successivi, grazie all’andamento dei tassi di mercato che ha proseguito la sua crescita anche dopo la chiusura del trimestre, così come alla mancata trasmissione sulla remunerazione dei depositi.

Condizioni che hanno prodotto un aumento dei proventi operativi del 16,2% a fronte di costi operativi sostanzialmente stabili nonostante la spirale inflattiva. Il rapporto costi/ricavi precipita al 43,1% e si attesta su un livello sempre più favorevole rispetto a quello medio dei principali gruppi bancari europei (53,3%). Il rapporto costi del personale/proventi operativi scende quasi di 5 punti percentuali, ben al di sotto della soglia del 30% mentre la produttività del lavoro tocca nuovi massimi, con il margine primario per dipendente che cresce di oltre il 29%, arrivando sopra i 60mila euro (era pari a 47mila per 1Q22 e a 42mila per 1Q21), e il risultato di gestione per dipendente aumenta del 35,7%. La produttività aumenta sensibilmente anche prendendo in esame l’incremento cumulato in un arco temporale più ampio nel prodotto bancario pro capite, passato da 15,6 milioni di fine 2020 ai 17,3 milioni al 31 marzo 2023 con un incremento di oltre il 10%.

Al continuo incremento della redditività si unisce il rafforzamento della qualità del credito: l’incidenza dello stock dei crediti deteriorati si riduce infatti anche in questo trimestre, nonostante uno scenario macroeconomico turbato da profonde tensioni, con la riduzione dell’incidenza della parte più rischiosa dei crediti in bonis (gli Stage 2 scendono dal 13,5% al 12,5% sul totale dei crediti verso la clientela). Anche il costo del credito, finora punto di debolezza del nostro sistema, si va allineando ai valori medi che si riscontrano per le banche significant dell’UEM.

Valore da redistribuire a tutti gli stakeholder

“In un momento difficile per il Paese, con l’inflazione che aggredisce i salari e le disuguaglianze che aumentano, le banche italiane sono chiamate a muoversi secondo una visione di responsabilità sociale – commenta il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani – Il valore prodotto va redistribuito a tutti gli stakeholder, non solo agli azionisti attraverso dividendi e buy back. Alle lavoratrici ed ai lavoratori del settore, innanzi tutto, attraverso l’aumento delle retribuzioni contrattate collettivamente, ma anche ai risparmiatori, con una maggiore remunerazione dei depositi. Una misura, quest’ultima, che andrebbe a vantaggio anche della solidità delle banche: riconoscere alla clientela interessi maggiori – sottolinea Colombani – significa infatti rafforzare la stabilità dei depositi per prevenire fenomeni di bank run. Quanto alle ipotesi allo studio di una tassazione straordinaria dei profitti, sarebbe opportuno tenere conto che le banche, pur avendo natura di imprese, sono imprese diverse dalle altre in virtù della loro rilevanza nel sistema economico e delle ricadute sociali della loro attività. Sarebbe quindi opportuno, anziché ricorrere a forme di tassazione una tantum, intervenire sulla fiscalità ordinaria, orientandola ad incentivare assetti societari e di governance idonei a perseguire i criteri Esg”.

 

In allegato analisi condotta dal Comitato scientifico della Fondazione Fiba