Credito al consumo, Italia fra i più cari in Ue. Sulla stampa l’analisi della Fondazione Fiba di First Cisl

“First Cisl, credito al consumo in Italia fra i più cari in Ue”, così l’Ansa rilancia i risultati dell’analisi della Fondazione Fiba di First Cisl, condotta su dati Bce e Banca d’Italia, che mostra come “il Taeg sulle nuove operazioni a maggio registra una nuova crescita, attestandosi al 10,66% contro il 10,59% toccato ad aprile”. Anche il portale Finanza.com apre il suo articolo ponendo l’accento sulla crescita dell’indicatore di costo complessivo di un finanziamento: “Credito al consumo, l’Italia è il paese con il Taeg più alto: comprare a rate diventa più costoso”.

Sempre l’Ansa precisa come “il dato italiano resti sensibilmente più elevato, così come risulta nettamente più elevata la quota che gli italiani destinano al credito al consumo sul totale dei prestiti richiesti: a maggio si arriva al 18,5% contro una media dell’area euro dell’11,2%”. Peraltro, “sia per l’Italia che per l’area euro il trend di crescita è costante dall’inizio dell’anno. Lontanissime, in questa classifica, restano Germania e Francia, che si fermano rispettivamente al 9,8% ed al 12,6%”.

Tuttavia Adnkronos, titolando “Banche: First Cisl, per costi credito al consumo Italia meno conveniente tra Paesi europei”, evidenzia che “la domanda dei consumatori italiani non sembra risentire di condizioni di accesso così penalizzanti. Rispetto al marzo 2023, infatti, il ricorso a questa forma di indebitamento è cresciuto da 153,9 a 162,4 miliardi (5,88%), in un contesto in cui i prestiti alle famiglie sono calati dello 0,9%”. In questo contesto, sottolinea sempre Adnkronos, “si conferma il calo dei tassi sui mutui, con il Taeg che scende al 4,04% rispetto al 4,09 di aprile”. D’altra parte, “i costi di un prestito per l’acquisto della casa restano in Italia comunque superiori a quelli richiesti dalle banche in Germania (3,96%), ma non in Francia (4,07%)”.

Il confronto con gli altri Paesi europei viene rimarcato anche dal Corriere della Sera, che pubblica le tabelle dell’analisi della Fondazione Fiba titolando “Credito al consumo: perché in Italia è più caro che in Francia e Germania”.

Anche Askanews titola “First Cisl, in Italia costi credito al consumo tra i più alti in Ue”. Gli fanno eco LaPresse con “Banche: First Cisl, in Italia costi credito a consumo più alti dell’Ue”, Teleborsa, che sottotitola “L’Analisi della Fondazione Fiba di First Cisl: comprare a rate conviene meno che nel resto dei principali Paesi europei. Ma non si arresta la corsa degli italiani ad indebitarsi: in un anno + 5,8%”, e Il diario del lavoro che apre con “First Cisl, in Italia costi credito al consumo tra i più alti in Ue”.

“Tra le regioni – evidenzia sempre Askanews – a marzo l’aumento maggiore rispetto al trimestre precedente si registra in Toscana (+ 1,64%), Liguria (+ 1,36%) e Molise (1,28%), quello meno significativo in Trentino Alto Adige (+ 0,32%)”. Sempre guardando al dato regionale Il Messaggero, rilanciando l’analisi cislina, rileva che “se guardiamo al complesso dei prestiti alle famiglie prevale invece il segno meno, con le sole eccezioni di Puglia, Sardegna e Sicilia, dove gli aumenti sono però modesti”.

La Stampa titola “Prestiti sempre più cari: in Italia comprare a rate costa quasi il 2% in più della media europea” evidenziando anche come sia in crescita il fenomeno della cessione del quinto dello stipendio. Lo stesso fa QuiFinanza che rimarca come “i volumi di questo tipo di prestiti siano quasi raddoppiati tra il 2011 e il 2013, arrivando a toccare i 18 miliardi di euro lo scorso anno”, un fenomeno che può “avere serie implicazioni sul terreno sociale”.

Altri quotidiani nazionali danno grande risalto allo studio della Fondazione Fiba, a partire da la Repubblica che titola “Prestiti, tassi alle stelle e per far fronte alle rate si cede lo stipendio” e commenta l’analisi della Federazione definendo “l’onerosità italiana come storicamente legata ai costi aggiuntivi oltre al tasso ufficiale e alla forte concentrazione dell’offerta in mani bancarie, a fronte di una scarsa consapevolezza dei clienti”. Libero pone l’accento sulla responsabilità degli istituti di credito titolando “Banche e assicurazioni hanno fatto il record di utili. Grazie alla forbice dei tassi, mai così ricche le compagnie e gli istituti quotati in Borsa. E ora, mentre cala il costo dei mutui, risale a sorpresa quello del credito al consumo”. Le evidenze del dossier della Fondazione Fiba vengono rilanciate anche da Il Tempo con “First Cisl, Italia meno conveniente in Europa per il credito al consumo” e Avvenire che apre con “Indagine First Cisl, in Italia credito al consumo tra i più cari”.

La Repubblica prosegue sul tema della rischiosità del credito evidenziando come “il tasso di deterioramento dei prestiti alle famiglie, pur rimanendo su livelli contenuti, sia cresciuto costantemente nel corso del 2023 per poi ripiegare nel primo trimestre del 2024 (da 0,262% a 0,246%). Guardando ai dati su base regionale le difficoltà maggiori si registrano al Sud, con il picco in Sicilia (0,408%), seguita da Calabria (0,395%) e Campania (0,364%)”.

Business24Tv rimarca la preoccupazione del leader dei bancari della Cisl titolando “First Cisl, Colombani: Preoccupano tassi alti, serve responsabilità settore”. Lo stesso fa il Quotidiano Nazionale che apre con il titolo “First Cisl, credito al consumo in Italia fra i più cari in Ue. Colombani, preoccupano tassi alti, serve responsabilità settore”.

Le varie testate hanno riportato le considerazioni del segretario generale First Cisl Riccardo Colombani: “La situazione di indebitamento complessivo della famiglie italiane è più bassa della media delle famiglie europee, ma desta preoccupazione il trend ultradecennale di rialzo del credito al consumo, soprattutto per il livello dei tassi annui effettivi globali, più alti di quasi il 2% della media europea e di quasi il 4% rispetto alle famiglie francesi. Crescono i volumi, nonostante il calo complessivo dei prestiti alle famiglie, e rimangono molto alti i tassi effettivamente praticati, nonostante le aspettative di riduzione dei tassi da parte della Bce. È opportuno uno sguardo attento e responsabile riguardo ai prestiti legati alla cessione del quinto, soprattutto quando correlati al consumo, che potrebbero rappresentare – conclude Colombani – la spia di grandi difficoltà nel soddisfacimento dei bisogni primari”.


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