Esecutivo First Cisl, Colombani: serve un patto per l’occupazione, contrattazione aziendale fondamentale per la crescita dei salari

Occupazione e salari: sono questi i temi che First Cisl intende portare al centro della trattativa per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro dei bancari.

In attesa che il negoziato con Abi entri nel vivo, il segretario generale Riccardo Colombani coglie l’occasione del Comitato esecutivo nazionale che si è svolto lunedì 27 febbraio per ricordare gli obiettivi annunciati da First Cisl nell’incontro con Abi il 21 febbraio.

All’interno del settore bancario l’occupazione è in declino da anni, ma vi sono alcuni segnali che lasciano pensare sia possibile arrestare l’emorragia. L’obiettivo di fondo, ha sottolineato Colombani, è  mantenere almeno i livelli occupazionali voltando pagina rispetto al passato, portando il tasso di sostituzione al livello 1 a 1, ottenendo cioè una nuova assunzione per ogni uscita volontaria convenuta negli accordi sindacali ed anche sostituire le uscite per altre cause (quiescenza, dimissioni, ecc). Serve, in definitiva, un patto per l’occupazione. 

Per quanto riguarda le retribuzioni, la vera sfida è valorizzare entrambi i livelli della contrattazione, quella nazionale come quella aziendale. Il rapidissimo aumento dell’inflazione che ha contraddistinto il 2022 è il tema con cui le relazioni industriali – non solo nel settore bancario – sono chiamate a confrontarsi.

Sarebbe sbagliato, però, lasciarsi tentare dalla scorciatoia di delegare alla sola contrattazione nazionale, attraverso il recupero dell’inflazione, il compito di promuovere la crescita del salario. L’effetto leva, che il rialzo dei tassi ha esercitato e continuerà ad esercitare sui conti delle banche, ci deve convincere della necessità circa il  ruolo di primo piano che la contrattazione nei gruppi deve rivestire, al fine di redistribuire i risultati dell’aumento della produttività. Produttività che secondo le analisi dei bilanci condotte dalla Fondazione Fiba è in crescita costante: il margine primario pro capite – ha ricordato Colombani – è oltre i 200mila euro nei primi cinque gruppi bancari italiani. In parallelo, il rapporto tra costo del personale e proventi operativi è calato e presumibilmente scenderà in media sotto il 30% nel primo semestre di quest’anno.

Si tratta di numeri che dimostrano, da un lato, il contributo decisivo del lavoro nel creare maggiore valore, ma che, dall’altro, evidenziano la sua sostanziale marginalizzazione. La maggior presenza sul territorio, la maggior (in termini proporzionali) assistenza alle Pmi, garantiranno alle banche di minori dimensioni risultati migliori delle grandi banche. Bisogna quindi arrestare e ribaltare la tendenza a redistribuire i risultati esclusivamente agli azionisti: servono incrementi sostanziosi del salario contrattato collettivamente e non solo buyback e dividendi.