Rottura in Bff Bank su gestione esuberi. Sindacati: banca ostinata e cieca. Nei prossimi giorni valuteremo nuove azioni

Il confronto tra organizzazioni sindacali e Bff Bank si è risolto con un mancato accordo. Ne danno notizia le Rappresentanze sindacali aziendali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Unisin attive nell’istituto attraverso un comunicato unitario dal titolo “Mancato accordo”.

Il documento evidenzia che “Nella tarda serata di ieri ‐ raggiunta la scadenza dei termini della trattativa ‐ dopo ben 11 incontri e innumerevoli tentativi da parte delle organizzazioni sindacali di trovare una soluzione per scongiurare la perdita del lavoro dei colleghi coinvolti nella procedura esuberi aperta dalla banca, il confronto si è concluso senza un accordo fra le parti”.

“La banca – rimarcano i sindacati – non ha mai preso seriamente in considerazione le nostre numerose proposte, restando inamovibile su alcuni principi inaccettabili e mai condivisi dalle organizzazioni sindacali:

‐ la non ricollocabilità interna dei colleghi coinvolti;
‐ la volontà di aprire un fondo di sostegno al reddito che consentirebbe l’accesso, per perimetro e durata, forse a 2/3 colleghe/i al massimo;
‐ gli importi di incentivo all’esodo del tutto insufficienti a garantire una significativa adesione;
‐ in ultimo, ma rilevantissimo, la dichiarazione della banca che, qualora il numero delle uscite volontarie fosse insufficiente a coprire il numero degli esuberi dichiarati, avvierebbe comunque, a inizio febbraio, il licenziamento collettivo”.

“Per tutta la durata della trattativa – prosegue il comunicato – ci siamo battuti strenuamente per la ricollocazione dei colleghi, per l’estensione degli strumenti (fondo di sostegno al reddito, esodo incentivato, ecc.) a tutta Bff Bank e, soprattutto, per impedire il ricorso ai licenziamenti collettivi. Non ci siamo riusciti solo per l’ostinata e cieca volontà della banca di preservare, più che il posto di lavoro dei colleghi e la sicurezza economica delle loro famiglie, il bilancio ed il denaro che il Cda/azionisti e l’Amministratore delegato (che con i suoi 6,5 milioni di stipendio è il dirigente più pagato in Italia per il settore del credito, più dell’Ad di Intesa Sanpaolo) si spartiscono periodicamente, senza alcuna remora”.

Le Rsa di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Unisin ribadiscono di essersi “sin da subito opposti a questa impostazione che, se accettata, si rifletterebbe immancabilmente su tutti noi ad ogni perdita di cliente o flessione negativa del business. Ci siamo opposti ad un principio cinico e spietato, ovvero che se le cose vanno male per cattiva gestione del management pagano solo i lavoratori e le lavoratrici”.

“Nei prossimi giorni – conclude la nota congiunta – discuteremo e valuteremo insieme i passi da intraprendere; sarà una strada complessa e difficile che vi vedrà protagonisti, dimostrando che non siamo numeri e pedine sacrificabili, ma persone in grado di far sentire la nostra voce con forza e convinzione, per tutelare i nostri diritti e il nostro posto di lavoro!”.

 

Il comunicato unitario delle Rsa di Bff Bank di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Unisin