Come rilanciare l’economia nazionale. Sulla stampa la proposta di Sbarra e Colombani

L’economia reale, il risparmio degli italiani e la Cassa Depositi e Prestiti. Le considerazioni del segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, e del segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, sono state riprese da vari organi d’informazione.

Agenzie di stampa, giornali, siti d’informazione on-line hanno dato ampio spazio alle considerazioni degli autorevoli dirigenti cislini. “Sbarra, per crescita un fondo d’investimento gestito da Cdp” è il titolo del lancio Ansa. Per AdnKronos “Lavoro: Sbarra-Colombani, serve fondo investimento alimentato dal risparmio e gestito da Cdp”. Sulla stessa linea Italpress “Lavoro: Sbarra-Colombani, fondo investimento alimentato da risparmio”. Non tanto dissimile l’impostazione di Agi “Lavoro: Sbarra, serve fondo investimento alimentato da risparmi”. Anche sui giornali il dibattito su come favorire la ripresa economica desta forte interesse. Il Dubbbio pubblica un articolo a firma della giornalista Claudia Arlacchi titolato: “Un fondo di investimenti con i risparmi dei cittadini garantito da Cdp”. Quanto ai servizi on-line segnaliamo Italia Informa che scrive “Lavoro. Sbarra-Colombani: Serve fondo investimento alimentato da risparmi”.

Su Ansa si legge: “«Costituire un Fondo di investimento nell’economia reale alimentato dal risparmio degli italiani tutelato da una garanzia statale integrale di un ammontare massimo (per evitare speculazioni) ad una certa scadenza, ferma restando di realizzare plusvalenze». È questa in sintesi la proposta che Luigi Sbarra e Riccardo Colombani lanciano dalle colonne de Il Sole 24 Ore”.

«Con il Next Generation Eu – scrive AdnKronos rilanciando i segretari generali della Cisl e di First Cisl – l’Europa ha mostrato il suo volto migliore, quello ispirato alla visione solidale dei padri fondatori. Ma le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), pure fondamentali nello sforzo di ricostruzione post pandemica, non bastano da sole a recuperare il tempo perduto».

«Per rimettere in moto la crescita – dicono ancora Sbarra e Colombani a Italpress – abbiamo bisogno, accanto agli investimenti pubblici, di una massiccia iniezione di investimenti privati».

Il loro ragionamento continua su Agi: «Il risparmio raccolto dovrebbe essere vincolato per un congruo periodo di tempo (lock up 3-5 anni). Andrebbe poi prevista la creazione di un mercato secondario per consentire la liquidabilità delle quote. Un possibile riferimento nella costruzione del Fondo di investimento nazionale nell’economia reale potrebbe essere il Fondo italiano per il clima, là dove si propone di utilizzare un mix di strumenti per la mobilizzazione di capitali privati con modalità tali da escludere eventuali rilievi sul versante della normativa europea sugli aiuti di Stato. La gestione andrebbe affidata a Cassa depositi e prestiti, prevedendo forme di partenariato incentivato con banche e assicurazioni aderenti al progetto».

«Sui conti correnti bancari e postali “dormono” 1.200 miliardi  – evidenziano ancora su Il Dubbio i leader della Cisl e di First Cisl – che potrebbero fare la differenza se solo una loro frazione venisse destinata ad impieghi produttivi. La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane ammonta a 5mila miliardi: che cosa accadrebbe se una somma compresa tra 70 e 100 miliardi di euro, pari quindi all’1,5-2% del totale, affluisse verso le nostre imprese?».

Ansa aggiunge che con la proposta formulata da Sbarra e Colombani «si aprirebbe la possibilità di una profonda trasformazione del nostro sistema produttivo nel segno della sostenibilità ambientale e sociale, in coerenza con gli obiettivi che ci siamo dati con il Pnrr. Gli investimenti del Fondo dovrebbero finanziare prima di tutto la transizione ecologica delle Pmi e promuovere la creazione di start-up pienamente sostenibili nelle aree più svantaggiate del Paese, come le regioni del Sud. Tornare a crescere è la priorità. Ma la crescita di cui l’Italia ha bisogno – concludono i dirigenti cislini – non può venire che dal superamento dei vecchi steccati ideologici tra Stato e mercato e dal disegno di un nuovo modello economico e sociale fondato sulla partecipazione dei cittadini e sulla tutela dell’ambiente».

 

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