Colombani: contratti, desertificazione bancaria e transizione ambientale le prossime sfide del sindacato

La trattativa in corso sul contratto degli assicurativi e quella che si appresta a decollare con l’Abi per i bancari sono le sfide imminenti. Sfide rese ancora più impegnative dai cambiamenti che investono il settore e da uno scenario economico e politico che, tanto sul piano nazionale che su quello internazionale, si presenta profondamente destabilizzato. È questo il contesto in cui si cala l’analisi svolta dal segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani nel corso del Comitato esecutivo che si è tenuto ieri, 20 ottobre 2022.

First Cisl ha impostato la rotta da tempo, ora si tratta di saperla mantenere nel mare in tempesta, puntando la bussola sui valori che costituiscono il dna del sindacato. Come “la responsabilità sociale d’impresa, che sta alla base delle nostre riflessioni e delle nostre iniziative sull’educazione finanziaria”, ha osservato Colombani, e la transizione ambientale, “tema di cruciale importanza per l’industria finanziaria”.

First Cisl, inoltre, intende continuare la sua battaglia sulla desertificazione bancaria: “Una battaglia corale, sui territori, nella quale siamo impegnati a fondo e che dobbiamo proseguire con l’obiettivo di far emergere le vere cause del fenomeno”. Che non sono riconducibili, ha ribadito, alla digitalizzazione, falso bersaglio offerto all’opinione pubblica, bensì “ad un processo di consolidamento che ha portato il nostro settore bancario ad un livello di concentrazione superiore a quello toccato dai principali paesi europei. È la concentrazione la vera causa della chiusura degli sportelli sui territori e del disagio sociale che si sta diffondendo”.

Purtroppo la spinta a nuove fusioni viene anche dalle autorità comunitarie. Basti ricordare “l’indirizzo della Commissione Ue in merito a Mps, nel cui futuro sembra poter trovare spazio solo una fusione mirata alla costituzione di un terzo polo” che vada ad affiancarsi a Intesa Sanpaolo ed Unicredit. Una prospettiva, dice Colombani, che “continuiamo a giudicare negativamente”. 

Tutto questo mentre “ci sono quasi 4 milioni di persone prive di accesso alle filiali e altri 6 milioni vivono in comuni dove è rimasto un solo sportello”. Per fortuna a garantire un presidio restano le piccole banche, il credito cooperativo e le popolari, che non solo non hanno smobilitato le loro reti, ma in alcuni casi le hanno potenziate. Ragion per cui “vediamo con favore – sostiene Colombani – la costituzione di un fondo di salvataggio per le piccole banche”. 

Allargando lo sguardo al quadro europeo, l’andamento dell’economia italiana non potrà che riflettere le decisioni che verranno adottate sul tetto del gas – ma qui le posizioni tra i governi sembrano ancora distanti – e sulla politica monetaria. La Bce ha seguito la Fed sulla strada del rialzo dei tassi, nota Colombani, anche se il loro livello in Europa resta più basso che negli Usa. Tuttavia “è evidente che l’inflazione americana è un’inflazione da domanda, mentre quella europea deriva da una contrazione dell’offerta, il che rende pericoloso perseverare in una politica di restrizione monetaria”. 

Le difficoltà sono acuite da una situazione politica interna che, nonostante l’esito chiaro delle elezioni del 25 settembre, appare segnata dall’incertezza. “Le elezioni – rileva Colombani – hanno confermato la crisi dei partiti e la volatilità delle leadership. Il sindacato, in questo contesto, si conferma un baluardo della nostra democrazia. La Cisl, con il suo riformismo sociale, può svolgere un ruolo importante ma il nuovo governo dovrà dimostrare di voler lavorare con i sindacati e di seguire il metodo della concertazione nei fatti, non solo a parole”.