Luigi Sbarra sulla stampa, salario minimo non è la soluzione, usare extra gettito per tagliare tasse sul lavoro

Il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra alimenta il dibattito sull’economia con due distinti interventi sulla carta stampata. Sul Messaggero il leader cislino è risoluto nell’affermare che «il salario minimo non è la soluzione» mentre, intervistato da il Giornale, propone di usare «l’extra-gettito per tagliare la tasse sul lavoro».

I due temi incrociano la stretta attualità. Sul quotidiano romano Luigi Sbarra rimarca come «gli effetti della pandemia sommati alle pesanti ricadute della guerra sui prezzi energetici e alimentari, caricano su lavoratori, famiglie e imprese un macigno di almeno 80 miliardi nel 2022. Si somma a una dinamica reddituale che procede a passo di gambero da decenni e che fredda ancora di più il mercato interno. Spezzare questa spirale è un dovere etico ed una priorità di crescita. Per riuscire non ci si può affidare alla demagogia: bisogna guardare ai dati reali e costruire insieme una nuova politica dei redditi. Per questo chiediamo al Governo di convocare nei prossimi giorni sindacati e mondo dell’impresa».

Per Luigi Sbarra gli interventi devono essere al contempo emergenziali e strutturali. Su quest’ultimo aspetto afferma che «non è il salario minimo legale che ci porterà fuori dalle secche. Il tema del lavoro povero va affrontato con maggiori investimenti, relazioni industriali e contrattuali più efficaci, piena applicazione e maggiori verifiche sui contratti. Derive ideologiche e salari legali non porterebbero benefici: si rischierebbe invece di alimentare il sommerso, di strappare dai buoni contratti milioni di lavoratori e schiacciare i redditi medi verso il basso. Quello che va fatto – come afferma anche l’Europa – è estendere settore per settore il trattamento economico complessivo dei Ccnl maggiormente applicati. Contratti che, nel pubblico come nel privato, vanno rinnovati e innovati».

Intervistato da Il Giornale, il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra viene sollecitato dal giornalista Marcello Zacchè a rispondere sull’esito della “sua proposta sul patto sociale appena rilanciata dal presidente di Confindustria”. «Se vogliamo affrontare questa fase difficile – dice Sbarra – e far progredire il Paese nella coesione, con riforme economiche eque, innovazioni, investimenti, la strada per la Cisl rimane quella: un grande accordo tra governo e parti sociali. Non vediamo alternative. È il metodo positivo utilizzato da Ciampi trent’anni fa e purtroppo messo da parte da quasi tutti i governi successivi. I guasti del nostro sistema-paese sono frutto della disintermediazione e di una sterile impostazione muscolare».

Considerata la diminuzione del potere d’acquisto, connessa ad una serie di fattori negativi, il quotidiano milanese punta sul cuneo fiscale chiedendo se ci sono le condizioni per ridurlo con un effetto positivo in busta paga. «In questi ultimi 4 mesi – osserva Luigi Sbarra – le entrate tributarie e contributive sono cresciute di ulteriori 21 miliardi. Dobbiamo redistribuire questo extra gettito alleggerendo il fisco sulle fasce medie e popolari di lavoro, pensioni e delle imprese che assumono, formano, investono sulla sicurezza e applicano i contratti. Potremmo introdurre anche un meccanismo che consenta alle fasce deboli acquisti di generi essenziali e di largo consumo in esenzione Iva. Il bonus di 200 euro è un ristoro positivo, ma è chiaro che non si può risolvere il problema a colpi di “una-tantum”. Occorre allargare in modo permanente la platea dei beneficiari degli sconti in bolletta, consolidare e rendere strutturali gli interventi sulle accise dei carburanti. Il governo deve valutare uno scostamento di bilancio per liberare risorse a tutela del potere di acquisto di retribuzioni e pensioni».

E allora, chiede il giornalista Marcello Zacchè, “Come redistribuire il cuneo tra aziende e lavoratori?” «Mi pare che le stesse associazioni imprenditoriali – risponde Sbarra – riconoscono che il problema principale è oggi quello di alzare i salari. Quindi noi pensiamo che la riduzione del peso fiscale debba andare ai lavoratori e ai pensionati in primo luogo. In un momento come questo, supportare le buste paga e le pensioni è un imperativo sociale, ma anche una priorità macroeconomica. Il governo apra il confronto a Palazzo Chigi e troveremo le soluzioni più eque e sostenibili».