CR Volterra in sciopero l’8 luglio. Sindacati, “azienda calpesta dignità lavoratori cancellando 30 anni di trattative”

Cassa di Risparmio di Volterra, ci risiamo: a 5 mesi dalla prima giornata di protesta “nuovo sciopero l’8 luglio” titola Il Tirreno. Duro il comunicato dei sindacati che il quotidiano toscano rilancia: «Rendiamo noto – scrivono First Cisl, Fisa Cgil, Uilca e Fabi – di aver esperito il tentativo di conciliazione previsto dalla vigente normativa per l’esercizio del diritto di sciopero nell’ambito della Commissione prevista, composta da rappresentanti Abi e dirigenti sindacali nazionali. Nonostante sia stato profuso ogni possibile tentativo di mediazione, la commissione non ha potuto che prendere atto dell’esito negativo della procedura, constatando l’impossibilità di proseguire la trattativa. In tale occasione l’azienda non ha mancato di dimostrare, ancora una volta, la più totale intransigenza a rivedere le proprie posizioni che, ricordiamo, hanno portato alla cessazione del Contratto integrativo aziendale, al recesso dall’Accordo sulla previdenza complementare, nonché alla disdetta dagli accordi sul part-time, sulle agibilità sindacali, sui ruoli chiave, e sulla mobilità del personale: un atteggiamento questo che giudichiamo inaccettabile e che ha determinato la pressoché totale cancellazione della contrattazione di secondo livello, in una chiara logica di svilenti “attacchi” al sistema di norme che per decenni hanno mantenuto in equilibrio i diritti dei lavoratori con i contesti organizzativi dell’azienda».

La nota sindacale, rilanciata da Il Tirreno, evidenzia che «le ripetute rassicurazioni dei vertici aziendali nel confermare il loro intento di trattare con le forze sociali e di pervenire ad un accordo accettabile per entrambe le parti, sono state quindi ancora una volta smentite dalla assoluta autoreferenzialità espressa dalla delegazione aziendale, conclamando un metodo di condurre relazioni industriali inaccettabile e teso a squalificare il ruolo sindacale azzerando i diritti dei lavoratori rappresentati». I sindacati puntualizzano poi, «a beneficio di chiarezza, che i “legittimi” recessi dagli accordi, se applicati con sistematicità come in questo caso, sottendono l’intento di indebolire artatamente la posizione dei lavoratori e potrebbero configurare un grave atteggiamento antisindacale eventualmente sanzionabile a termini di legge».

Dalle colonne del quotidiano livornese i sindacati rimarcano come nei lunghi mesi della vertenza abbiano «mostrato grande senso di responsabilità e disponibilità ad operare nella direzione dei significativi e dolorosi tagli del costo del contratto integrativo richiesti dall’azienda, ricevendo in ogni occasione come risposta un inesorabile “apprezziamo lo sforzo ma non basta”. Non è ammissibile che l’azienda proceda con la politica dei tagli “imposti” finora adottata, né con nuovi interventi che potrebbero ledere legittimi diritti acquisiti dei lavoratori, né trattare accordi in pendenza di una loro disdetta; così facendo si cancellano 30 e più anni di contrattazione aziendale e si calpesta la dignità di 450 lavoratori, soprattutto per gli istituti di natura sociale e non necessariamente economici di cui vengono ora privati».

Per Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Uilca «se la Cassa è in ritardo rispetto agli altri player la colpa non può e non deve ricadere sui lavoratori che eseguono le direttive imposte dall’alto. Se guardiamo al futuro la banca non può prescindere dai suoi dipendenti, e di fronte alle scelte fatte, la nostra risposta non poteva essere diversa da quella che è stata».

Sulla ventilata ricapitalizzazione dell’istituto le organizzazioni sindacali precisano di non avere «ricevuto informazioni né sull’entità dell’intervento, né sugli attori che vi parteciperanno, non possiamo che nutrire forti dubbi sul fatto che la vociferata possibilità di ingresso di un socio industriale primario, possa rappresentare la migliore soluzione per i lavoratori e per tutti gli stakeholders: a tutt’oggi non ci è dato infatti sapere come interverrà e quali saranno le ricadute che questo progetto industriale porterà per i lavoratori e conseguentemente per il territorio; con quanto personale e con quanti sportelli dovrà operare la Cassa, se vi saranno esuberi e/o esternalizzazioni degli uffici di direzione (peraltro già iniziate) e/o chiusure di sportelli. Adesso che il ruolo della Fondazione sarà fortemente ridimensionato per l’ingresso dei nuovi soci nella capitale sociale della banca la clientela, i lavoratori le amministrazioni del territorio dovranno fare fronte comune e capire se possa consentire il mantenimento di quella particolare attenzione al territorio che fino ad oggi ha caratterizzato l’attività della Crv».

I sindacati rimarcano infine che «in mancanza di adeguate garanzie, l’ingresso dei nuovi soci rappresenterebbe una mera illusione in cui la vocazione territoriale della Crv quale “banca del territorio” verrebbe talmente svilita di ogni significato sostanziale fino a rendere tale espressione lessicale come slogan e niente più».

 

Il comunicato unitario delle Rappresentanze sindacali aziendali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Uilca in Cassa di Risparmio di Volterra