Si fa sempre più duro lo scontro fra i sindacati e Verti. La compagnia assicurativa del gruppo spagnolo Mapfre, ha confermato la volontà di procedere ad una pesante ristrutturazione generando 325 esuberi su 620 dipendenti.
Le lavoratrici e i lavoratori hanno scioperato il 3 febbraio sfilando a Cologno Monzese, preceduti da un lungo striscione che recitava “Difendiamo i posti di lavoro. No ai 325 esuberi”.
Le varie testate riprendono la posizione delle organizzazioni sindacali che con il loro comunicato unitario hanno motivato la forte presa di posizione che ha portato allo sciopero con corteo e presidio.
“Il piano esuberi – scrivono First Cisl, Fisac Cgil, Fna, Uilca – che nelle dichiarazioni iniziali prevedeva la riduzione di più del 50 per cento della forza lavoro su tutti i reparti e la completa esternalizzazione delle attività del contact center, sarebbe sostanzialmente confermato. La dirigenza di Verti ha finora proposto al tavolo le sue possibili soluzioni, che sono state giudicate sia dalle Rsa sia dall’assemblea dei lavoratori assolutamente insufficienti inadeguate e in contrasto con la logica di mettere un argine all’emorragia di attività verso gestori esterni a più basso costo”.
Le Rsa attive in Verti hanno manifestato la loro contrarietà alle ricollocazioni “il cui unico fine – rimarcano – sarebbe quello di tentare un trasferimento volontario di 104 lavoratori presso gestori esterni, come Covisian e Imaging, per svolgere le medesime attività ma a condizioni economiche e normative peggiori”.
Ma a preoccupare i sindacati non c’è solo il tema degli esuberi e delle esternalizzazioni ma l’assenza di garanzie per i dipendenti che rimarrebbero nel perimetro del gruppo spagnolo Mapfre “non solo vengono travolte le vite di centinaia di colleghi –si legge ancora nel comunicato – come rende esplicita la nostra vertenza e le altre citate; ciò che l’azienda persegue è un vero e proprio modello produttivo, come il nostro stesso AD dichiara, dentro al quale digitalizzazione e automazione dei processi lavorativi fanno il paio con maggiore sfruttamento e salari al di sotto dei livelli di sopravvivenza”.