Studio Mps di First Cisl sulle agenzie. Colombani, banca migliora, Stato resti nel capitale, dannosi nuovi tagli

First Cisl continua a tenere vivo l’interesse per la Banca Monte dei Paschi di Siena. La dettagliata analisi dell’Ufficio studi dei bancari della Cisl e le dichiarazioni del suo segretario generale, Riccardo Colombani, rilasciano la fotografia di un istituto che vede crescere gli utili, migliorare la qualità del credito e ridursi i rischi legali.

Il report First Cisl è stato ampiamente ripreso e rilanciato dalle agenzie di stampa nazionali. “Mps: First Cisl, utili in crescita e rischi legali ridotti” titola Ansa. Per Askanews “Mps: First Cisl, utili in crescita no a nuovi tagli. Stato resti nel capitale il tempo necessario a rientrare”. Sulla stessa linea Agi che scrive “Mps: First Cisl, utili in crescita, no a nuovi tagli”. Il tema dell’organico ricorre anche nel titolo di AdnKronos “Mps: First Cisl, per ripartire serve più capitale, non nuovi tagli”.

“Gli utili di Mps continuano a crescere – si legge su Ansa – e la banca è in anticipo sugli obiettivi del piano strategico, inoltre migliorano la situazione dei rischi legali, la qualità del credito e il livello di patrimonializzazione, mentre gli stress test si rivelano un esercizio superato dai fatti”. “Per First Cisl -osserva l’agenzia nazionale di stampa – l’aumento di capitale è necessario per portare nuovi ricavi attraverso l’espansione del credito, una strada che, attraverso il miglioramento del margine d’interesse, deve condurre la banca a colmare il gap che la separa dai concorrenti”.

Tutte le quattro testate rilanciano i dati elaborati dall’Ufficio studi di First Cisl relativi al piano strategico di Mps che per “quest’anno – scrive Askanews – prevedeva una perdita e per il 2022 un sostanziale pareggio di bilancio. Ma il risultato al 30 settembre, che vede l’utile a 388 milioni, mostra chiaramente che il quadro di riferimento è cambiato al punto che gli stress test, pubblicati a fine luglio, sono da considerarsi già superati. Nello scenario di base era previsto infatti un utile di 28 mln a fine 2021 e il livello di patrimonializzazione era dato era dato in peggioramento con il Cet1 ratio transitional in discesa dal 12,1% all’11,2% mentre invece si è registrato un aumento al 12,8%”.

“L’intesa con la Fondazione Mps – si legge su Agi – potrebbe ridurre da 10 a 6 miliardi il volume del contenzioso legale e delle richieste risarcitorie. Alla fine del terzo trimestre la parte del contenzioso legale classificata come “rischio probabile”, con un petitum pari a 2,2 mld, trova una copertura da accantonamenti effettuati pari al 45%. Si registra di conseguenza un abbattimento degli accantonamenti al fondo rischi ed oneri nei primi nove mesi di quest’anno: 66 mln contro i 768 del corrispondente periodo dello scorso anno. Ciò sta ad indicare una valutazione di adeguatezza del presidio contabile, dei rischi legali che quindi non appaiono costituire un fattore capace di minacciare la stabilità patrimoniale del gruppo”.

Agi rilancia anche il capitolo ricavi Mps che l’Ufficio studi di First Cisl certifica in aumento alla data 30 settembre. Il dato “è caratterizzato dal forte incremento delle commissioni da servizi (+ 6%), che provengono soprattutto dall’attività di consulenza sugli investimenti finanziari della clientela attraverso il collocamento di prodotti di risparmio gestito. Per l’attività di gestione del risparmio l’incremento delle commissioni è stato parti al al 19,5%. Il volume di risparmio gestito è aumentato del 6,7%, cioè di circa 4 mld. È evidente che la banca esprime una forza attrattiva nei confronti della clientela, un valore sul quale investire per ottenere ulteriori aumenti dei ricavi. Tuttavia, per recuperare ricavi per interessi comparabili a quelli delle altre banche, Mps dovrà essere messa nelle condizioni di sviluppare i crediti alla clientela. Infatti restano rilevanti, rispetto ai competitor, le differenze sull’incidenza del margine di interesse rispetto al totale dell’attivo. Alla base c’è la riduzione dei finanziamenti netti a clientela subita da Mps nel periodo 2016-2020, pari a oltre 24 mld ovvero il 22,5% del volume dei crediti netti detenuti nel 2016”.

Agi fa inoltre notare che lo studio di First Cisl evidenzia “il netto miglioramento della qualità del credito. Per anni l’incidenza dei crediti deteriorati netti ha superato il 10% del totale dei crediti. Nel 2019 era ancora al 6,8%, molto al di sopra di quella dei concorrenti. Al 30 settembre è scesa invece al 2,8% e il flusso dei crediti deteriorati nel 2021 incide solo per lo 0,8% sul totale dei crediti vivi (default rate), misura inferiore ai dati di sistema”.

Per avere un quadro esaustivo dell’attuale situazione della Banca del Monte dei Paschi di Siena l’agenzia di stampa Agi rilancia anche l’elaborazione di First Cisl sulla politica dei tagli che per il sindacato rappresentano una strada senza uscita. “Tra il 2016 e il 2020 – riporta  Agi – è stato imposto un taglio dei costi molto più pesante rispetto a ciò che è avvenuto nelle altre banche. I costi operativi si sono ridotti di oltre il 15%: le filiali è calato del 30% e il personale è del 16% (oltre 4mila persone), vale a dire il doppio della media di sistema. Nello stesso arco temporale interessato dal “Restructury plan” del 5 luglio 2017 i ricavi operativi sono crollati del 32%. Il doppio rispetto ai costi operativi, passando da 4,28 mld del 2016 a 2,92 mld del 2020. Un crollo cui hanno contribuito le chiusure di filiali e i tagli occupazionali”.

«Dopo il fallimento della trattativa tra Mef e Unicredit – ha dichiarato all’Ansa il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani – è fondamentale  che lo Stato resti nel capitale il tempo necessario a rientrare del suo investimento. L’andamento dei conti mostra che Mps è una banca vitale, in grado di recuperare quote di mercato nel credito, condizione necessaria per divenire più competitiva e costruire le condizioni di una futura privatizzazione che non penalizzi l’occupazione e l’economia dei territori».

«A tal fine – ha proseguito e il leader dei bancari della Cisl su AdnKronos – andrebbe studiata l’apertura a investitori di lungo periodo in grado di accompagnare la banca nel percorso di rilancio e crescita già intrapreso. Un percorso che non va compromesso da nuovi tagli, che finirebbero per annullare gli effetti positivi di un aumento di capitale che va effettuato nel più breve tempo possibile».

«Per questo – ha rimarcato Colombani ad Agi – i rimedi compensativi che la Commissione europea potrebbe chiedere per autorizzare il Tesoro a rimanere nel capitale rappresentano un pericolo che il governo deve scongiurare».

Nel concludere il suo ragionamento il segretario generale di First Cisl ha detto ad Askanews: «L’obiettivo dell’Europa non può essere quello di sanzionare in modo burocratico, ma di favorire una crescita sostenibile e prolungata. L’ossessiva riduzione dei costi operativi rischia infatti di produrre gli stessi effetti già osservati tra il 2016 e il 2020».

 

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