First Cisl Sicilia e il dossier di Repubblica, ritirata banche dall’isola complica la vita delle comunità

La desertificazione bancaria preoccupa i sindaci. Anziani e imprese pagano cara l’assenza di sportelli in 100 comuni siciliani. L’edizione di Palermo de la Repubblica dedica ampio spazio ad una problematica che ha visto in campo First Cisl. “La ritirata delle banche. Chiuso in cinque anni uno sportello su quattro” è il titolo del dossier pubblicato dal quotidiano romano. Firma il servizio il giornalista Gioacchino Amato che scrive: “L’ultima insegna a scomparire in poche ore in un caldo weekend di metà luglio è stata quella della storica filiale del Banco di Sicilia, gruppo Unicredit, di via Marchese di Villabianca a Palermo (…) ma nello stesso fine settimana chiudevano anche gli sportelli di Belmonte Mezzagno, Campobello di Mazara, Custonaci, Canicattini Bagni. Una desertificazione bancaria che in Sicilia, da decenni, va più veloce che nel resto d’Italia e riguarda tutti gli istituti. Solo negli ultimi cinque anni, secondo Bankitalia, in Sicilia hanno abbassato la saracinesca il 26 per cento degli sportelli bancari: dai 1.583 del 2015 ai 1.174 del 2020. Un dato superiore alla media di tutta Italia, dove la contrazione è stata del 22,4 per cento. Il risultato è che, su 391 comuni siciliani, ben 109 sono rimasti senza alcuno sportello bancario. Persino il 391° comune, quello appena costituito di Misilimeri in provincia di Trapani, nasce senza neanche una banca”.

Altro fattore determinante per la chiusura di sportelli gli effetti del Covid-19. A farlo notare è la segretaria regionale di First Cisl Sicilia, Anna Cutrera, che a la Repubblica dice: «Non c’è dubbio che questi tagli siano stati ulteriormente agevolati dal maggiore uso dell’home banking fra i clienti e dall’introduzione dello smart working fra i dipendenti che ha permesso di accorpare su un’unica figura servizi di varie filiali. Ma il problema va inquadrato in un generale impoverimento e svuotamento delle aree interne della Sicilia. Con le banche spariscono scuole, ospedali e tutti gli altri servizi essenziali che continuano a concentrarsi nei grandi centri ma anche si smaterializzano utilizzando le nuove tecnologie. Solo che così si condanna a morte la periferia del Paese».

L’abbandono dei territori da parte della banche provoca un effetto domino. “Chiudono gli sportelli e spariscono posti di lavoro, sempre negli ultimi cinque anni in Sicilia – scrive il giornalista Gioacchino Amato – da 12.122 lavoratori bancari si è scesi a 9.534, con una riduzione del 21,3 per cento e la perdita secca di 2.588 posti (…) In questo scenario irrompe la trattativa di Unicredit per l’acquisizione di Monte dei Paschi di Siena. Il risultato avrà il suo peso in una Sicilia ormai orfana di banche con “la testa” nell’Isola”.