Sulla stampa, tavola rotonda First Cisl pone smart working al centro del dibattito

La tavola rotonda organizzata da First Cisl dal titolo “Lo Smart working tra tutela e territorio: realtà e prospettive” ha posto un tema fondamentale per il mondo del lavoro. I giornali continuano a dare risalto all’iniziativa rilanciando alcuni aspetti evidenziati da un approfondimento dell’ufficio studi First Cisl.

Avvenire titola “Lavoro agile, Cisl: si lavora 48 minuti in più al giorno”. Sulla stessa linea il Fatto Quotidiano: “Ricerca New York University: il lavoro da casa si mangia quasi un’ora di tempo libero”.  Punta invece la sua attenzione sugli aspetti contrattuali Conquiste del lavoro titolando “Bancari, smart  working va gestito con contrattazione”. Utilizza infine le risultanze della tavola rotonda cislina il sito Corrierecomuncazioni.it che pubblica un articolo di Federica Meta dal titolo “PA alla prova dello smart working. Dadone:  tutor per facilitare transizione”.

“Il lavoro da remoto, largamente utilizzato per contrastare la pandemia – scrive Avvenire – ha comportato un aumento medio dell’orario di lavoro di oltre 48 minuti al giorno. Il dato contenuto in una ricerca della New York University è stato presentato (…) in un convegno organizzato dalla First Cisl che ha evidenziato come debba essere la contrattazione collettiva la bussola per governare lo smart working”.

“In Italia, nel settore finanziario e assicurativo – rimarca il Fatto Quotidiano – la percentuale dei lavoratori in smart working era del 2,4% ad inizio 2020, prima del Covid-19; è passata al 26,1% a marzo-aprile, dunque nel pieno dell’emergenza sanitaria; si è poi contratta parzialmente a maggio e a giugno, dopo la fine del lockdown, scendendo al 16,5%. Secondo altre stime il numero complessivo di lavoratori italiani che ha lavorato da casa durante i mesi di lockdwn, e in parte continua a farlo, ha raggiunto gli 8 milioni”.

«Durante il lock down abbiamo sperimentato non lo smart working ma l’home working: è stato necessario per contenere la diffusione del virus. Ma adesso  – afferma il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani su il Fatto Quotidiano – dobbiamo andare oltre l’emergenza. Per farlo non servono però interventi legislativi eccessivamente prescrittivi, è la contrattazione che deve riappropriarsi del suo primato».

«Perché lo smart working rappresenti davvero un’opportunità per i lavoratori – prosegue Riccardo Colombani su Conquiste del lavoro – non dobbiamo coltivare l’illusione che bastino nuove regole per governarne l’impiego. Ciò di cui più abbiamo bisogno è un approccio multidisciplinare, in grado di inserire questa modalità di lavoro nel nuovo modello economico e sociale che si profila. Di questo nuovo modello dovrà far parte una profonda evoluzione della cultura organizzativa, basata sul l’autonomia e sulla fiducia anziché sul vecchio impianto fordista. Una sfida che si pone con particolare urgenza anche per il settore bancario».

Sulle intenzioni dell’esecutivo Conte, in materia di smart working, il Fatto Quotidiano riporta la posizione della sottosegretaria al Ministero del lavoro e delle politiche sociali Francesca Puglisi, intervenuta alla tavola rotonda di First Cisl: «Ascolteremo quanto ci diranno le parti sociali nell’incontro del 24 settembre. Il Governo vuole accompagnare il cambiamento e quindi accanto alla contrattazione nazionale bisogna guardare agli esempi di quella decentrata. Un cambiamento da attuare ad esempio della legge è il punto in cui si fa riferimento alle madri lavoratrici. La cura dei figli non deve essere più appannaggio solo delle donne».

In vista dell’incontro con le parti sociali che il Governo ha fissato per il 24 settembre, su Conquiste del lavoro, Il giornalista Carlo D’Onofrio riporta la sintesi del segretario generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra: «Il governo lasci perdere la nuova legge sullo smart working ed esca dalla logica della normativa di emergenza riportando il tema alla contrattazione collettiva. È un’intrusione e conviene che pensi a temi quali la formulazione di progetti credibili per le risorse europee del Recovery Fund o la predisposizione della Nadef. Bisogna superare il regime attuale di smart working – ha aggiunto Sbarra – che non è tale perché in molti casi è solo una delocalizzazione del lavoro e occorre tutelare i lavoratori su molti temi come la riservatezza dei dati, gli orari di lavoro e il diritto alla disconnessione».