Studio First Cisl, nonostante la pandemia i bilanci delle principali banche reggono

“Le ferite ci sono ma il sistema bancario dimostra di avere anticorpi solidi contro la crisi causata dal Covid-19”. È questa l’eloquente premessa dell’analisi delle semestrali dei primi cinque istituti italiani condotta dall’Ufficio studi di First Cisl. Il report viene rilanciato dalle principali agenzie di stampa nazionali. Netto il titolo del lancio Ansa: “Banche: pesa Covid ma tengono i ricavi, ora più credito”. Stesso tema evidenzia la sezione finanza di Yahoo che rilancia una nota Askanews: “Banche, First Cisl: tengono i ricavi I semestre ora più credito”. Anche su AdnKronos è presente nel titolo il tema della tenuta dei bilanci: “Banche: First Cisl, pandemia graffia ma non morde, conti tengono, ora più credito”. Il titolo di Agi si differenzia invece dagli altri valorizzando le ricadute occupazionali connesse all’emergenza da Coronavirus: “Banche: First Cisl, resilienti di fronte Covid; no altri tagli”.

“La crisi Covid ha pesato sui bilanci semestrali delle prime cinque banche italiane – scrive l’Ansa – e in specie sul risultato netto, che ha chiuso in negativo per 519 milioni contro i 6 miliardi di utili di un anno fa, a causa degli accantonamenti, ma i ricavi tengono (-4,2%) ed aumenta il patrimonio”. L’agenzia nazionale di stampa riporta il commento del segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, per il quale «il sistema ha dimostrato grande resilienza. Le decisioni prese dalla Bce e dal governo consentono alle banche di assumere un ruolo decisivo per il rilancio dell’economia. Adesso serve un salto di qualità: il credito alle imprese e alle famiglie deve aumentare».

Ansa, Yahoo e Askanews riportano ampi stralci della ricerca condotta dall’Ufficio Studi di First Cisl evidenziando che “nel primo semestre 2020 – come si legge su Ansa – le 5 principali banche italiane (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps e Ubi) hanno visto una contenuta contrazione del margine primario per dipendente (- 2,5%), nonostante il lungo lockdown abbia limitato fortemente l’operatività”.

Sulla scorta di questi dati “non sono quindi accettabili nuovi tagli all’occupazione – riporta l’Agi – dopo che il personale, nel periodo considerato, è stato ridotto di 5mila addetti, con una conseguente contrazione dei costi operativi (- 2,1%) e la chiusura di oltre 500 filiali. Questa riduzione dei costi, che pure include gli oneri per gli interventi straordinari Covid-19, ricomprende una diminuzione delle spese per il personale del 2,1%”.

“Il risultato netto aggregato – sottolinea Askanews – ha chiuso in territorio negativo, ma vanno evidenziati l’aumento eccezionale (+ 72%) e l’incidenza delle rettifiche su crediti alla clientela (5,3 miliardi). Si tratta in larga misura (2,7 miliardi) di accantonamenti disposti per fronteggiare il futuro impatto della pandemia sull’attività economica. Senza di essi il dato sarebbe stato ampiamente positivo”.

L’analisi dell’ufficio studi di First Cisl poggia su dati puntuali che, come evidenzia AdnKronos, testimoniano “la maggiore solidità patrimoniale dell’insieme aggregato, con il CET1 Ratio phased-in passa dal 13,6% del dicembre 2019 al 14,4%. Ciò, insieme all’allentamento delle misure regolamentari deciso a marzo, porta a stimare un’eccedenza patrimoniale sui requisiti minimi di oltre 46 mld, con un aumento di circa il 43% rispetto ai dati di fine anno”.

Con il suo studio First Cisl certifica come sia “una costante l’aumento della produttività del lavoro, a riprova del contributo fondamentale offerto dai lavoratori anche nella fase dell’emergenza: il prodotto bancario per dipendente – scrive ancora AdnKronos – sale infatti dello 0,7%, nonostante l’avverso andamento della raccolta indiretta, influenzata dalle dinamiche dei mercati finanziari.  Sul versante dell’offerta di credito le banche non sembrano invece aver colto appieno l’opportunità offerta dalle garanzie statali introdotte dal governo con il decreto Liquidità. I prestiti alla clientela ordinaria crescono meno di un punto percentuale (+ 10 mld circa nel periodo considerato). Si riduce ancora l’incidenza netta dei crediti deteriorati (3,3%)”.

«I conti presentati dai primi cinque istituti italiani – prosegue su AdnKronos il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani – ci dicono che la pandemia non ha scosso il sistema, che anzi ha dimostrato grande resilienza. Le decisioni prese dalla Bce e dal governo consentono alle banche di assumere un ruolo decisivo per il rilancio dell’economia. Adesso serve un salto di qualità: il credito alle imprese e alle famiglie deve aumentare. L’ampia dote di capitale disponibile – osserva il leader dei bancari della Cisl – e la liquidità garantita dalla Bce costituiscono la premessa, insieme alle garanzie statali sui crediti, su cui fondare il rilancio dell’economia. Per questo occorrono tempestive decisioni organizzative per potenziare l’erogazione del credito e la gestione delle moratorie, con più lavoratori dedicati e adeguatamente qualificati. Abbiamo assoluto bisogno – sottolinea Colombani – di politiche anticicliche del credito, in grado di riattivare gli investimenti. In caso contrario rischieremmo di perdere una parte rilevante del nostro tessuto produttivo e dell’occupazione connessa. Vanno sostenute soprattutto le Pmi, da anni costrette a fronteggiare una restrizione del credito».

«La pandemia – conclude sull’Ansa Riccardo Colombani – deve spingerci a riflettere sul ruolo delle banche e sulla loro funzione sociale, che va ricondotta al disegno costituzionale. Ma perché ciò avvenga – conclude Colombani – dobbiamo seguire la rotta indicata da Mario Draghi: le banche devono divenire strumenti di politica pubblica. La presenza dello Stato nel sistema bancario non può più essere considerata un tabù».

 

In allegato lo studio First Cisl con le tabelle esplicative