Furlan su Avvenire, serve grande patto sociale, politica agisca con responsabilità

Un incontro con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per definire un patto per la crescita e lo sviluppo. Lo hanno chiesto le segreterie nazionali di Cgil Cisl Uil, per le quali non si può prescindere dalle seguenti priorità:

  • sblocco e definizione di nuovi investimenti per realizzare le necessarie infrastrutture materiali e immateriali, comprese le reti digitali;
  • riforma fiscale complessiva a partire dal contrasto all’evasione;
  • definizione di una nuova politica industriale e di sviluppo ecosostenibile, anche con l’utilizzo delle risorse messe a disposizione dall’Unione europea per un nuovo modello di sviluppo che individui i settori e le attività strategiche per la crescita del Mezzogiorno e del Paese e per un’occupazione stabile e di qualità;
  • riforma degli ammortizzatori, politiche attive e contrasto alla precarietà;
  • rafforzamento delle politiche sociali – a partire da una legge sulla non autosufficienza – dell’istruzione, della formazione, della sanità e della previdenza, con la conseguente valorizzazione del lavoro pubblico, da un lato, e delle pensioni dall’altro;

rinnovo dei Contratti collettivi nazionali di lavoro pubblici e privati, e conseguente detassazione degli incrementi contrattuali.

Temi di rilievo sui quali Annamaria Furlan è intervenuta su Avvenire. Ad intervistarla il giornalista Maurizio Carucci che parte dalle richieste avanzate al governo. «Bisogna migliorare in questa fase – risponde la segretaria generale della Cisl – il decreto Rilancio per dare certezze ai lavoratori. In tal senso è positivo che la ministra Catalfo abbia confermato a nome del governo la volontà di estendere i trattamenti di cassa integrazione fino alla fine dell’anno e di prorogare a tutto il 2020 il blocco dei licenziamenti. Sono atti urgenti e inderogabili. Ci aspetta un autunno terribile. Bisogna schierare tutti gli interventi possibili per sostenere occupazione e aziende».

Avvenire fa notare che tanti lavoratori sono ancora in attesa del pagamento della Cassa integrazione. «Sì. Lo abbiamo denunciato anche noi. Bisogna accelerare i tempi e cambiare le procedure per avere pagamenti più veloci. Vanno tutelate tutte le forme di lavoro: subordinato, autonomo, a tempo indeterminato, determinato, anche gli stagionali. Nessuno deve restare senza sussidi. Pensiamo sia arrivato il momento di discutere una riforma degli ammortizzatori e delle politiche attive per contrastare la precarietà».

Sugli Stati generali dell’economia Annamaria Furlan dice: «È sicuramente un bene e un fatto positivo aprire un momento di confronto tra tutte le forze produttive e ascoltare anche autorevoli contributi sull’analisi e sulle proposte da mettere in campo. Ma occorre fare di più. Subito dopo l’analisi, abbiamo bisogno di un grande patto sociale per far ripartire il Paese, utilizzando bene le risorse che l’Europa ci darà. Il tema è che cosa fare per la crescita, quali interventi concreti e rapidi mettere in campo. Non possiamo sprecare questa opportunità per cambiare l’Italia, modernizzare le nostre infrastrutture, costruire una nuova politica industriale, migliorare la sanità pubblica, la pubblica amministrazione, i servizi sociali».

Sul patto come quello che il governo Ciampi fece nel 1993 la leader della Cisl fa notare che «la politica da sola non ce la può fare. In questa fase così difficile di ricostruzione dopo la pandemia, occorre ancora più coesione sociale, partecipazione, scelte condivise su obiettivi comuni. Noi pensiamo che ci voglia un piano straordinario di investimenti pubblici sul lavoro, come si fece nel dopoguerra: puntare decisamente su innovazione, digitalizzazione, formazione delle nuove competenze e dei nuovi profili professionali. Per fare tutto questo ci vuole anche una vera riforma fiscale che riduca le tasse e rilanci i consumi. Lo diciamo al governo e a tutte le forze politiche: questo è il momento di fare le riforme che il Paese aspetta da 20 anni».

E sul possibile tema dell’inasprimento del clima politico, quale potenziale freno di riforme e investimenti Annamaria Furlan aggiunge: «io penso che tutte le forze politiche, sia al governo sia all’opposizione, dovrebbero far tesoro delle parole del presidente della Repubblica Mattarella: oggi è il momento della responsabilità e dell’unità del Paese. Un patto sociale, sostenuto in Parlamento da tutte le forze politiche, rafforzerebbe il ruolo dell’Italia in Europa. È cinico pensare di piantare bandierine o di fare speculazioni elettorali quando il Paese sta attraverso uno dei periodi più difficili della sua storia».

Dall’attuale clima politico alla proposta avanzata da Papa Francesco per riconoscere una retribuzione universale di base, chiede Maurizio Carucci? «Anche noi siamo convinti – prosegue la segretaria generale della Cisl – che bisogna ridurre le gravi diseguaglianze sociali e far uscire l’umanità dalla povertà estrema. Ci sono milioni di persone senza lavoro, non autosufficienti e bisognose di assistenza, soprattutto nelle tante periferie delle nostre città. Dobbiamo pensare a estendere le forme universali di reddito e di assistenza universale, come da tempo propone l’Alleanza contro la povertà, di cui la Cisl fa parte. Ma nello stesso tempo dobbiamo fare molto di più per favorire l’inclusione sociale attraverso il lavoro, soprattutto per i giovani e le donne, e contrattare eguali diritti e una retribuzione dignitosa per tutti».

Avvenire chiede ad Annamaria Furlan cosa serva al Paese dopo la pandemia: azzeramento delle tasse per le zone speciali del Sud? «Risollevare le condizioni del Mezzogiorno, significherebbe rilanciare anche tutta l’economia del Paese. Ben vengano quindi un credito d’imposta rafforzato per le zone del Sud e maggiori incentivi fiscali per le imprese che vogliono investire al Meridione. Ma occorre anche un grande piano di infrastrutture materiali e immateriali specifico per il nostro Sud. Non esiste sviluppo senza strade, ferrovie, porti. Questa è la priorità. Il nuovo clima di coesione europeo può aiutarci». E sull’Ilva la leader della Cisl evidenzia quanto sia scandalosa la vicenda. «Gli esuberi annunciati da Arcelor sono inaccettabili. Non si può scaricare il peso di scelte sbagliate ancora una volta sui lavoratori, su migliaia di famiglie e anche comunità che aspettano da tempo il risanamento ambientale. La gestione dell’ex Ilva è la sommatoria di errori gravi e strategici della politica e di Arcelor Mittal (…) È arrivato il momento di imboccare la strada della democrazia economica, favorire fiscalmente la partecipazione azionaria e la presenza dei rappresentanti eletti dai lavoratori negli organismi di controllo e di indirizzo delle aziende. Questa sarebbe la vera svolta per cambiare il nostro modello di sviluppo. E anche la garanzia contro investimenti incauti e delocalizzazioni».