Popolare di Bari, una banca del sud senza la Calabria

Venerdì 8 maggio si è tenuto il terzo incontro fra la delegazione aziendale e le organizzazioni sindacali nazionali e del coordinamento di gruppo Banca Popolare di Bari sul “Piano di Riduzione del Personale”. Lo si legge in un comunicato unitario dei coordinamenti di gruppo di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin.

Non è stata data risposta alle reiterate richieste dei sindacati su come siano stati calcolati i 900 esuberi, su quali soluzioni siano state previste per i lavoratori, su che fine faranno le direzioni generali, sulle esternalizzazioni , tra cui la filiera del credito, ecc…

I sindacati hanno ribadito che discuteranno solo di uscite volontarie, che la chiusura delle filiali deve concretizzarsi nei nomi e nei luoghi in cui si vorrebbe realizzare, che non verranno accettate deroghe Contratto collettivo nazionale di lavoro, né riduzioni di salario per i dipendenti,

“Non siamo disposti a negoziare – si legge nel comunicato unitario – mobilità selvaggia, chiusura di filiali e sedi di direzione ed esternalizzazioni. Il Piano mostratoci è figlio di una visione di corto respiro del management che, seppure parzialmente cambiato, ha mantenuto le stesse modalità e caratteristiche”.

Per “garantire la dignità e l’occupazione” i sindacati si dichiarano pronti a “manifestare la nostra contrarietà a negoziati che siano solo preludio di accordi ricattatori sui livelli occupazionali”.

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Ieri 11 maggio i segretari regionali della Calabria di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin hanno sottoscritto un comunicato unitario in cui definiscono “assolutamente singolare che la nascente “Banca del Sud” sotto l’egida del Mediocredito Centrale voglia escludere una Regione del Sud, la Calabria, dal suo perimetro operativo, operazione che, unita alle altre, porta ad un’ulteriore riduzione della presenza del credito in una Regione che va sempre di più verso la desertificazione bancaria”.

Il piano industriale della Banca Popolare di Bari, infatti, “prevede la chiusura di ben 6 delle 7 filiali presenti sui territori calabresi, quali Rende, Lamezia Terme, Amantea, Scalea, Trebisacce, Casali del Manco. Una decisione che non trova, invece, riscontro nelle altre Regioni del Sud Italia. Non si comprendono le ragioni aziendali – scrivono i sindacati – per cui si debbano abbandonare ambiti territoriali ove insistono una prestigiosa Università; una significativa area industriale; un aeroporto internazionale; realtà turistiche, commerciali e agricole importanti”.

I segretari calabresi di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin considerano “ingiustificabile” l’idea di abbandonare quei territori “in palese contraddizione con la dichiarata intenzione di rilanciare l’attività bancaria in tutto il mezzogiorno” e chiedono “che i vertici della Banca rivedano nel suo complesso i termini del piano industriale … che non può prevedere l’azzeramento, di fatto, della presenza in Calabria” al fine di non indebolire ulteriormente i livelli occupazionali, dei servizi e dell’assistenza finanziaria in Calabria.

“Le scelte scellerate di alcuni manager operate negli anni – concludono i segretari regionali – non possono ora ricadere sulle Lavoratrici e i Lavoratori della Banca, sulle imprese e le famiglie calabresi, già duramente colpiti. Per tali ragioni, non esiteremo a mettere in campo ogni azione utile ad evitare ulteriori errate e incomprensibili scelte aziendali”.

 

Il comunicato unitario dei coordinamenti di gruppo Banca Popolare di Bari di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin

Il comunicato unitario delle segreterie regionali della Calabria di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin