Piano UniCredit, il web diffonde la ferma presa di posizione di First Cisl

6000 dipendenti in esubero e 450 filiali da chiudere entro il 2023, con una banca che intende lasciare progressivamente il territorio italiano: è quanto emerge dal piano industriale di UniCredit, denominato “Team23”. I sindacati insorgono. Per bocca del suo segretario generale Riccardo Colombani, First Cisl fa sapere che senza assunzioni non si tratta e gli organi di informazione online ne rilanciano la ferma presa di posizione.

Così Repubblica.it, Ilsole24ore.com, Ilgiornale.it, Iltempo.itLiberoquotidiano.itHuffingtonpost.it, Affaritaliani.it, Quifinanza.it, Economymag.it, Tiscali.it, Theworldnews.it ed Economiasicilia.com riportano le parole del leader dei bancari della Cisl, Colombani: “Deve essere chiaro che non siamo disposti a discutere di esuberi se contemporaneamente non si parlerà anche di assunzioni. La nostra richiesta è che ogni due uscite sia prevista almeno un’assunzione”.

Tgcom24.Mediaset.it, Borsaitaliana.it e It.advfn.com rilanciano integralmente la nota emessa da First Cisl, titolando “Unicredit: First Cisl, un assunto ogni due esuberi o non trattiamo”, ed anche Investiremag.it, come le testate d’oltralpe de Lefigaro.fr e Zonebourse.com, sottolinea la giusta considerazione di Colombani nel ricordare che “sono stati i lavoratori, con i loro sacrifici, a consentire alla banca di superare la crisi e tornare a macinare utili, come dimostrano i conti resi noti la settimana scorsa. Avevamo detto a dicembre, in occasione della presentazione del piano industriale, che la strategia di Mustier era incentrata su un sostanziale disimpegno dall’Italia: non siamo stati smentiti”.

Su Zerozeronews.it, Finanza.com e Open.online il segretario generale di First Cisl, evidenziando che “un taglio di queste dimensioni penalizza gravemente la presenza della banca sul territorio e minaccia di disperdere il patrimonio di relazioni con la clientela”, indica quale dovrebbe essere la strada da seguire: “Al contrario, c’é bisogno di rafforzare le competenze dei lavoratori perché siano in grado di svolgere al meglio i servizi di consulenza. Servono investimenti, non nuovi tagli, a cominciare dalle tecnologie digitali, il cui impiego, come dimostrato dal nostro studio, non determina riduzione dell’occupazione, a meno che questo non sia il fine perseguito dalle aziende”.