Studio First Cisl, la digitalizzazione non è il nemico dei bancari

“L’internet banking è la causa del calo di occupati e di sportelli nel nostro Paese?” rilancia l’interrogativo Start Magazine suscitato da uno studio First Cisl.

“La tesi che emerge, in controtendenza con l’opinione dominante, è che il minor numero di dipendenti e di sportelli non è dovuto alla diffusione delle nuove tecnologie ma alla strategia di taglio dei costi delle banche. Lo dimostra, secondo l’ufficio studi dell’organizzazione guidata da Riccardo Colombani, il livello ancora molto basso in Italia di diffusione dell’internet banking e il confronto con i Paesi europei tecnologicamente più avanzati dove invece l’uso del digitale non ha portato al taglio del numero di addetti”. Lo scrive l’autrice dell’articolo Manola Piras che riprende cifre e dati dello studio.

“Utilizzando l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società DESI – si legge su Start Magazine – emerge che i fruitori di digital banking italiani sono pochi, giovani, con un livello di istruzione medio-alto e perlopiù concentrati nelle aree urbane. Nel nostro Paese solo il 34% della popolazione utilizza internet per i servizi bancari, uno dei livelli più bassi in Europa (la Norvegia, prima della classe, viaggia sopra il 90%) e che corrisponde alla media continentale del 2010. La percentuale cala vistosamente tra i 55 e i 74 anni (22%) per poi precipitare tra gli Ultrasettantacinquenni (3% a fronte di un 54% in Norvegia). Non è così nei Paesi più avanzati, dove si registra una sostanziale omogeneità tra le classi di età. Considerato che l’indice di vecchiaia dell’Italia è il più alto d’Europa e che il livello di istruzione degli italiani tra i 25 e i 64 anni (fonte Istat) è basso, è improbabile che in futuro si assista a un balzo dell’utilizzo delle tecnologie digitali”.

Manola Piras si preoccupa di confrontare la realtà italiana con il resto d’Europa che, secondo le risultanze dell’analisi elaborata dall’ufficio studi di First Cisl, evidenzia come questo sia “impietoso. La Francia, ad esempio, dal 2008 registra valori di internet banking di almeno il 40%. Per quanto riguarda la popolazione da 55 a 74 anni, in Italia solo poco meno di una persona su 4 utilizza la banca digitale mentre nei Paesi “top” – al contrario – siamo vicini al 90%: quasi tutte le persone usano la banca digitale anche se hanno un’età più elevata. Pure laddove sono meno istruite, hanno comunque un livello di accesso ai servizi digitali molto significativo: il 14% italiano contro la media europea del 28% (il doppio). Ci sono poi Paesi partiti da livelli di utilizzo bassi che ora hanno un livello decisamente più elevato (tra questi Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna e Ungheria).

Nel report dell’ufficio studi First Cisl – si legge on line sul magazine – viene fatto notare che i Paesi al top per digitalizzazione, pur avendo in alcuni casi tagliato la rete fisica, non hanno riscontrato cali proporzionali dell’occupazione, mentre hanno registrato una crescita significativa del numero dei dipendenti per sportello, che in Italia è stata invece modesta. Il confronto con i vicini europei aiuta ad inquadrare il fenomeno: negli ultimi dieci anni in Francia gli sportelli sono diminuiti appena del 7%, in Italia del 24%. E la Francia – ricordiamo – si trova nella fascia alta di utilizzo dell’internet banking (63%). Per l’Italia si è trattato pure di avere, rispetto al 2007, una persona su cinque circa in meno; molti altri Paesi hanno avuto contrazioni minori e diversi altri contrazioni superiori”.

“Ma è giustificata – chiede Manola Piras con il suo servizio – la correlazione tra grado di digitalizzazione e riduzione degli sportelli e dei lavoratori?”  Il quesito ha la sua risposta andando a vedere come, fonte ufficio studi First Cisl, “si sono comportati i Paesi al top della digitalizzazione. Danimarca, Estonia, Finlandia, Svezia hanno avuto riduzioni di personale con percentuali inferiori alla nostra. In alcuni casi, riducendo anche molto più che significativamente gli sportelli. Dunque, seppure la digitalizzazione può portare a una riduzione delle reti fisiche e a un ridisegno dei servizi, non è detto che debba scendere l’occupazione. Il rapporto di dipendenti per sportello non si riduce, anzi, aumenta nei Paesi top digitali.

La ricerca porta il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani ad affermare che “la malattia è il taglio dei costi. A furia di tagliare, cala l’occupazione e diminuiscono gli sportelli, i territori si impoveriscono ma si impoveriscono anche le banche, che vedono scendere la redditività. Una spirale perversa che va fermata perché rischia di travolgere il settore. Sul fronte degli impieghi, va data maggiore attenzione alle Pmi. Il rapporto diretto – prosegue Colombani – che si instaura tra il bancario e l’imprenditore garantisce maggiore sicurezza al credito e assicura ricavi più alti rispetto alle grandi imprese. Su quello della raccolta, vanno lasciati liberi i lavoratori delle banche di vendere tutti i prodotti disponibili sul mercato finanziario”.

Start Magazine guarda al futuro con le risultanze della ricerca di First Cisl affidando la conclusione del servizio al leader dei bancari della Cisl: “Consulenza finanziaria su base indipendente. In questo modo si esce dalla logica delle pressioni commerciali e si stabilisce un’autentica fiducia tra intermediario e cliente, garantendo stabilità ai ricavi che non sono legati alle vendite ma alla qualità del servizio. La digitalizzazione – chiude  Colombani – è un tema di fondamentale rilevanza nella trattativa per il rinnovo del contratto nazionale: le banche non pensino di usarlo come uno spauracchio per dare il via a una nuova ondata di tagli”.