Bond Etruria, First Cisl a fianco dei colleghi anche nel giudizio di appello

Banca Etruria, processo per truffa: 4 condannati e 9 assolti”: titola così la versione on line de la Repubblica sul processo del crac di Banca Etruria che ha portato in giudizio ex dirigenti e funzionari della banca aretina.

Il dispositivo, letto in aula dalla giudice Angela Avila, ha condannato 9 dei 13 imputati. Si tratta, come scrive il quotidiano romano di “direttori di filiali e impiegati che materialmente vendettero i titoli ai risparmiatori, accusati di truffa aggravata e per i quali era stata chiesta la condanna a un anno e mezzo di reclusione, cinque dipendenti della banca sono stati assolti con la stessa formula dei quattro dirigenti, mentre quattro funzionari sono stati condannati a dieci mesi con la non menzione”.

Sulla vicenda la Repubblica rilancia la posizione di First Cisl che ha espresso la propria “delusione per la sentenza sul bond Etruria” precisando che “nell’insieme dei procedimenti sono 58 su 60 i lavoratori della ex popolare iscritti a First Cisl che, grazie all’assistenza legale fornita dal sindacato dei bancari della Cisl, hanno potuto dimostrare la propria innocenza. Per quanto riguarda i due iscritti condannati in primo grado, First Cisl sarà al loro fianco anche nel giudizio di appello”.

“Non comprendiamo le ragioni che hanno portato alla condanna di due dei nostri assistiti”, afferma l’avvocato Maurilio D’Angelo, legale della Cisl confederale, di First Cisl nazionale e membro effettivo dell’Arbitro bancario finanziario della Banca d’Italia: “restiamo ovviamente in attesa delle motivazioni della sentenza, ma fin d’ora possiamo dire che non comprendiamo la ratio che ha portato a valutare con un metro differente situazioni identiche sotto ogni profilo”.

Chiara la posizione espressa su Repubblica dal segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani: “la decisione non ci soddisfa. Sono fiducioso che anche i lavoratori condannati in primo grado riusciranno a dimostrare in appello la loro estraneità ai fatti. Il clima di risentimento sociale ha spinto alcuni risparmiatori a presentare accuse insostenibili, alle quali ci siamo opposti con una serie di controquerele”. Per Colombani la sentenza “dimostra la necessità di rafforzare le tutele di chi lavora in banca. È una questione che per noi rappresenta una priorità, per questo la consideriamo centrale nella trattativa per il rinnovo del contratto nazionale che è in corso con l’Abi”.